Il giorno dopo l'eliminazione dell'Italia dal Mondiale 2022, Bruno Conti, un pezzo di storia vincente del calcio italiano, si è presentato sul palco del teatro Manzoni per presentare "Un gioco da ragazzi", il libro scritto da Bruno Conti con Gianmarco Menga, con la prefazione di Francesco Totti, Rizzoli editore. "Vengo da una famiglia con 7 figli, il mio calcio era strada e oratorio: puro divertimento. Da ragazzo non ho mai pensato di fare il professionista, anche se ho rischiato di finire negli Stati Uniti come giocatore di baseball. Ero un bel lanciatore. Una squadra americana mi voleva mettere sotto contratto. Mamma e papà dissero no. Mi hanno insegnato i valori che mi hanno permesso di fare quello che ho fatto: umiltà e rispetto".
Ieri sul palco c'erano Roberto Pruzzo, Ubaldo Righetti, Rosella Sensi, Riccardo Viola, Ciccio Graziani da remoto. Il ricordo di Pruzzo: "Per me Bruno è sempre stato un libro aperto. Alla sua prima finta stavo fermo, alla seconda mi accendevo una sigaretta. Alla terza mi rilassavo, alla quarta incominciavo a pensare al pallone che mi stava per arrivare". Righetti: "Ero un giovane, dopo alcune trasferte mi dava un passaggio. Arrivati a casa sua mi diceva: tieni la macchina tu, ripassa domani per l’allenamento". Rosella Sensi: "Per la Roma non si è mai tirato indietro. Nemmeno nella stagione dei cinque allenatori. Non lo dimenticherò mai". Conti ha inoltre raccontato: "Maradona mi diceva: vieni a Napoli e io volevo restare a Roma. Con il presidente Viola fu una battaglia ma eravamo una famiglia". Sul futuro del calcio: "Bisogna avere più coraggio nei confronti di questi ragazzi. E smettere di preferire il fisico alla tecnica".
(corsera)