Mou ha sbagliato di grosso quando ha accusato i giocatori della Roma di avere scarsa personalità (eufemismo...). Magari fosse solo questo il punto, magari fosse questa la verità. È stato fin troppo tenero, il portoghese. La Roma, in realtà, è un imbarazzante mix di carenze, limiti e problemi di ogni tipo. Tecnici, cioè riconducibili alla deprimente qualità dei calciatori, e pure tattici, ascrivibili al lavoro dell’allenatore. Una squadra triste. Anonima. Scontata. Una non squadra, insomma. Lo scenario è imbarazzante, inquietante. [...].
In assoluto, è la qualità dei singoli a determinare la qualità di una squadra. Lo insegna la logica, non l’opportunismo. Un allenatore può studiare qualsiasi strategia, può inventarsi qualsiasi modulo ma se i giocatori non fanno ciò che viene loro chiesto, il risultato è misero. [...]. Vietato rintracciare innocenti, vietato scansare responsabilità quando ci si trova di fronte a una realtà così mediocre. Nella Roma ci sono troppi giocatori sopravvalutati e tanti che hanno letteralmente sbagliato mestiere. [...].
Ha toppato e azzeccato come capita a tutti gli allenatori del mondo; è vero che da lui ci si aspettava di più, ma Josè probabilmente – e a torto - non aveva messo in conto la pochezza tecnica e la mollezza psicologica di molti, troppi elementi. A conferma di una regola: gli allenatori, anche quelli più bravi, non hanno la bacchetta magica e sono sempre i giocatori che fanno le loro fortune. Non viceversa, tranne rarissime eccezioni. E la Roma non lo è.
(Repubblica - M. Ferretti)