E ora, parlino i Friedkin. Serve la voce del padrone (dei padroni). José Mourinho è l’uomo forte, può bastare? No. Nicolò Zaniolo, talento in erba, rischia di sgretolarsi? Sì. L’allarme è rosso: vanno protetti, sostenuti, accompagnati nelle loro ribellioni, che poi sono le ribellioni di tutti quelli che vogliono bene alla Roma. Non possono essere lasciati soli, la voce di Mou – seppur forte – non è sufficiente davanti a certi (numerosi) episodi sfavorevoli. In questi casi, la voce della società aiuta (anche a capire perché la Roma giochi così male e sia così discontinua), ma al momento non esiste una figura politica-calcistica che possa prendere in mano la situazione da un punto di vista comunicativo e pratico. I Friedkin non parlano ed è ora che lo facciano, anche per il bene dei loro onerosi investimenti. E non bastano più interventi indiretti perché è ovvio – come fanno sapere – che ci sia unità di intenti tra l’allenatore e il club. Serve una doppia voce, forte: da una parte l’allenatore, dall’altra la proprietà, che continua a mettere soldi in circolo ma non vede la luce e rischia di non vederla per un bel po’, se questo è il trend in campo e non sembra arrestarsi. E chissà quando arriveranno i primi ricavi veri, da giustificare certi investimenti, forse quando la Roma non sarà più considerata piccola, quando sarà fatto lo stadio che, come noto, è un progetto ambizioso ma ancora in embrione. Non pioveranno soldi in un anno, insomma.
(Il Messaggero)