Alla fine Mourinho lo ha fatto capire: nello spogliatoio di San Siro la sua voce ha squillato forte e se l'è presa con tutti. È il suo modo di fare, lui è così, prendere o lasciare. E i giocatori se lo tengono stretto. Ieri il tecnico ha dato la propria versione: è nervoso per l'onda lunga che si è creata. Le sue parole: "Non sono contento, mi aspetto di più dalla Roma. Ma la squadra è con me". Poi dice che il Sassuolo ha più qualità della Roma: sarebbe meglio che fosse una provocazione, altrimenti sarebbe una verità dolorosa: "Dionisi dice che ci sono differenze tecniche tra noi e loro? Non sono d’accordo: io non posso costruire dal basso, non ho Maxime Lopez e Ferrari. Dionisi ha una squadra con grande qualità, calciatori bravissimi e superiori a noi in qualche cosa". Poi Mourinho ha detto che lo sfogo nello spogliatoio appartiene alla normalità "del lavoro di un allenatore", ovvero rimproverare i giocatori. E "dire che qualcuno si è offeso significa dire una bugia". Per lui è finita lì.
Ancora il tecnico su quanto avvenuto al Meazza: "Lo sfogo è un mio principio da sempre. Ma quello che avviene nello spogliatoio resta lì, ma è una bugia dire che qualcuno si è offeso per quello che ho detto dopo l’Inter. I giocatori mi hanno risposto che gli piace come lavoro con loro, con me non ci sono segreti, dico tutto in faccia, do la possibilità di avere un dialogo. Loro non vogliono che io cambi". Nessuna esclusione punitiva e l'unico dubbio è Pellegrini, che però come ha detto Mourinho sta bene e così anche Abraham. Il tecnico ha parlato poi di obiettivi: "Finire quinto o sesto è diverso. Ogni partita continuerà a significare tanto. La Conference? Se cominci una gara con dieci minuti orribili (come a San Siro, ndr), magari vai fuori. E lo stesso se giochi benissimo e prendi gol all’ultimo. Possiamo lavorare per migliorare, alcune cose è impossibile".
(Il Messaggero)