GASPORT - Uno dei doppi ex più celebri di Roma-Juve. Stasera all'Olimpico si sfidano giallorossi e bianconeri e torna a parlare Zbignew Boniek, ex di entrambe le squadre e attuale presidente della federcalcio polacca. Questo un estratto dell'intervista rilasciata al quotidiano sportivo
Boniek, che partita si aspetta all’Olimpico?
«Mah, intanto bisognerà capire se il Covid farà qualche ulteriore scherzetto in extremis, oramai fino al fischio iniziale non si sa mai cosa potrà succedere. In caso contrario sarà una partita aperta, non vedo un favorito netto. La Roma ha i suoi problemi, è vero, ma anche la Juventus fatica ad imporre il proprio gioco. Ha la qualità per far male a chiunque, ma non vedo le certezze del passato».
Può essere l’ultimo vero treno per rincorrere la Champions League?
«Più per la Roma che per la Juventus. I giallorossi hanno perso punti pesanti contro avversari più deboli comeVenezia, Verona e Bologna. Ci si attacca spesso a tante cose, ma mancano quei punti lì. Se la Roma non dovesse andare in Champions o non vincere la Conference sarebbe una stagione fallimentare».
Abraham-Morata, la sfida a distanza tra centravanti può risultare decisiva?
«Il centravanti deve fare gol, altrimenti è dura. Abraham e Morata sono due calciatori bravi, ma in passato Roma e Juventus in quel ruolo hanno avuto molto di meglio. Abraham è un buon giocatore, ma non mi sembra abbia il killer instinct. Secondo me il giocatore più pericoloso sotto porta della Roma è un altro, Shomurodov. Se avesse giocato le stesse partite di Abraham avrebbe sicuramente segnato di più».
Mourinho e Allegri inseguono i rivali. Deluso dal loro rendimento a questo punto della stagione?
«Sento dire che hanno bisogno di tempo, ma il tempo c’è sempre per tutti gli allenatori: a volte piove, a volte spunta il sole... Sono due allenatori bravi, ma non giocano e non segnano loro. Non ho mai visto un bravo allenatore senza grandi giocatori, mentre ho visto il contrario: un gruppo di grandi giocatori senza un bravo allenatore. Nel calcio oggi c’è la tendenza ad esasperare il ruolo del tecnico. Ma oggi un allenatore guarda, organizza. Allenano gli altri, quelli dello staff. Raramente vedo un allenatore vincere le partite, spesso invece gliele vedo perdere»