Un’occasione persa: la Roma sembrava aver finalmente trovato la strada verso la grandezza e invece si ritrova piccola. La squadra di Mourinho vanifica la bella prestazione, con vittoria, di Bergamo, con una prova non proprio all’altezza contro una Sampdoria ordinata, seria, in controllo e mai veramente in affanno. E i punti dalla zona Champions ora sono sei. E i rimpianti sono davvero tanti, troppi. Perché questa poteva essere davvero la partita della svolta, quella che raddrizzava definitivamente il campionato, per non viverlo nell’anonimato ma da protagonista, da candidata per un posto al sole. E invece, riemerge il peccato originale: la squadra non riesce a fare il definitivo salto di grado. Non solo per carenze tecniche, quelle stavolta c’entrano poco, ma caratteriali. Meglio la ripresa, con qualche occasione in più creata. Male il gioco, anche se come numero di occasioni, la squadra di Mou, forse, meritava tre punti. Ma non è andata così e i rimpianti sono lì. La Roma è apparsa scarica, prevedibile, molle, incapace di trovare un buco nel muro alzato da D’Aversa. Poche idee e confuse. La Roma è molto abile a giocare sulle trame avversarie. Brava nell’attesa. Sa stare bassa e ripartire, quando invece è chiamata a fare gioco, fatica. L’adrenalina di Bergamo è svanita, si è passati alla camomilla, che scalda ma non eccita. E questa Roma ha bisogno di emozioni forti, di sentire il peso dell’avversario, come a Bergamo, per tirare fuori le unghie. Ma così non basta, la mentalità va ancora cambiata: battere una grande e non fare tre punti con una media della classifica ti fa tornare indietro, come nel gioco dell’oca.
(Il Messaggero)