Il silenzio dell’amico José prima della battaglia

04/12/2021 alle 10:00.
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[...] Oggi il portoghese corre ancora sotto alla curva «come un bambino», attacca gli arbitri, consiglia a Zaniolo di andare a giocare all’estero per non essere limitato dalla ruvidezza a tutto campo di certe squadre. Però quando lo fa sembra meno rabbioso, più saggio per alcuni, bollito per altri, sempre pronti con il carrello o con il carro, a seconda di come vanno i risultati.

Ma c’è un Mourinho per tutte le stagioni e quello romanista sembrava pacificato dal ritorno in Italia, autunnale quasi, nei suoi sorrisi ben spesi, nei suoi complimenti ai colleghi più giovani. Invece il fuoco c’è ancora e le medaglie al petto non hanno appesantito, almeno non del tutto, il più straordinario allenatore di uomini degli ultimi quindici anni. A guidare i giocatori dalla lavagna al campo probabilmente ci sono colleghi più bravi, più aggiornati, più offensivi di Mou.

Non c’è mistero, né tantomeno vergogna in questo, perché il pallone corre veloce. Ma trovare l’alchimia di un gruppo fra i vapori dello spogliatoio, farne una squadra a propria immagine e somiglianza, plasmarne il carattere prima ancora che il sistema di gioco o i principi che ne stanno alla base è un’arte senza tempo. E in questo Mourinho, modestamente, sembra ancora un maestro [...].

(Corsera - P. Tomaselli)