Non è servito l'amore dell'Olimpico, nemmeno la presenza magica di Francesco Totti in tribuna, men che meno l'impegno profuso da tutti i giocatori: la Roma cade contro l'Inter. Segna Calhanoglu su calcio d'angolo e raddoppia il fischiatissimo Dzeko, quando non è passata nemmeno mezz'ora. Già lì si capisce che non è proprio aria. Reazione? Zero. Il gol di Dumfries quasi sul tramonto del primo tempo e dopo aver salvato la porta su tiro a botta sicura di Viña, è l'ultimo sparo. Non si può dire che Mou non ci abbia provato. Lo ha fatto ma forse con le armi caricate a salve. Ha provato a chiudersi e ripartire, per lui era l'unica strada, non avendo adeguati artificieri là davanti. Una Roma che si abbottona, dunque: soffre e là davanti propone pochissimo nei novanta minuti. L'attacco è nullo (definizione di Mourinho a fine partita), in mezzo si corre a vuoto e dietro si balla. Mancano i giocatori, è vero e questo è un discorso che riguarda ormai il futuro, con o senza Mourinho. Ma se non hai i calciatori servirebbe altro e stavolta è mancato anche quello: una strategia diversa, forse. Una Roma meno rinunciataria e più coraggiosa, per onorare quei cinquantamila che ora nemmeno fischiano più e che della Roma restano tifosi a prescindere.
(Il Messaggero)