Il Covid con la sua variante Omicron non dà tregua. All’Italia e quindi anche al calcio. Si cerca di correre ai ripari, prima di tutto spingendo per le vaccinazioni, ma anche cercando di tutelare società e tifosi. La riduzione della capienza al 50% ha portato ad esempio la Juve a interrompere la prevendita per il match con il Napoli del 6 gennaio e quella delle due gare successive; gli stessi azzurri hanno fermato quella per la sfida di Europa League contro il Barcellona e per quelle di campionato contro Bologna e Inter. Lo stesso ragionamento è stato fatto da Atalanta, Inter, Roma, Lazio, Bologna, Samp e Venezia. I giallorossi hanno un problema in più: per il match con la Juve del 9 gennaio erano già stati staccati circa 44mila tagliandi. La capienza dell’Olimpico al 50% è di 33.500 posti: considerando garantiti quelli dei 21 mila abbonati, il club sarà costretto a rimborsare con voucher oltre 10 mila persone. Ma l’ultimo decreto ha fatto emergere un altro delicato problema legato ai giocatori no vax: dal 10 gennaio, dopo le prossime due gare di campionato, gli atleti di «sport di squadra all’aperto» (così come quelli al chiuso o che accedono a piscine e palestre) potranno scendere in campo soltanto se dotati di super green pass, quello che si riceve per vaccino o guarigione avvenuta negli ultimi sei mesi e non più solo con il tampone. In Serie A i non vaccinati sono pochi, il 2%, ovvero tra i 25 e i 30 calciatori. La Roma ad esempio è preoccupata per la presenza di un no vax tra i suoi titolari: la società assicura che lui ci stia riflettendo, ma una certa ansia resta.
(gasport)