AIC, Calcagno: «Troppe partite, giocare meno è un'esigenza»

28/12/2021 alle 09:19.
1600x900_1586251650817

Ha rilasciato un'intervista per il quotidiano Umberto Calcagno, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori. Diversi i temi trattati, dalla situazione del calcio italiano a pochi mesi dalla vittoria dell'europeo alle prospettive per un'eventuale mancata qualificazione ai mondiali, passando per il fitto calendario cui devono far fronte i calciatori. Di seguito uno stralcio delle sue dichiarazioni:

I benefici dell’estate magica sul nostro calcio si sono sentiti?
«L’impatto positivo c’è stato e parlo anche dal punto di vista concreto: questo gruppo azzurro nel quadriennio, grazie all’intervento della Federazione, ha raccolto 4 milioni e li ha devoluti al fondo di solidarietà per i calciatori di B e C, le cui squadre non sono riuscite a iscriversi».

Che effetti ci potrebbero essere nel caso di un altro fallimento nel playoff Mondiale?
«Si deve continuare a lavorare sui settori giovanili. Veniamo da un grande trionfo ma il minutaggio degli italiani è passato dal 68% del 2006, al 36% del 2020».

Come si inverte la tendenza?
«Purtroppo il problema è ancora più forte, per la norma fiscale sui cosiddetti “impatriati” che permette di pagare la metà dell’Irpef a chi arriva dall’estero: abbiamo una sperequazione per i calciatori che sono già in Italia. Anche in B si sia arrivati già al 30% di minutaggio dei giocatori non selezionabili per le nostre Nazionali».

[...]

Guardiola invita i giocatori a scioperare: calciatori e allenatori sono disposti anche a guadagnare meno?
«Con meno partite in competizioni più ricche non è detto che si debba guadagnare meno. Il top player si pone il problema di svolgere la sua attività professionale in maniera diversa, con meno partite e meno viaggi, per fornire prestazioni migliori».

E il giocatore medio che timori ha?
«Ha paura che si crei un dislivello più ampio fra 3-4 squadre e le altre, senza una redistribuzione adeguata. E questo deve essere il timore di tutto il sistema».

La riforma dei campionati è un tabù per voi?
«No, assolutamente, l’abbiamo già discussa e deliberata in consiglio direttivo, ma ci interessano prima le regole e sapere quali sono le nuove risorse per B, C e dilettanti. La diminuzione delle squadre non deve essere il punto di partenza».

[...]

(Corsera)