Preso atto che la rosa della Roma è incompleta la domanda diventa però d'obbligo: dopo 16 partite, era comunque lecito attendersi qualcosa in più nel gioco e rispetto agli attuali 25 punti in classifica? La Roma non ha mezze misure: o vince o perde. Appena un pari (0-0 con il Napoli) a testimonianza di una squadra che vive di eccessi. In positivo e in negativo. Accade così che i giallorossi siano i primi in serie A per le conclusioni effettuate (273) ma appena decimi alla voce reti segnate (24). Nelle occasioni nelle quali invece l'attacco gira a dovere, la difesa palesa imbarazzanti amnesie. In 4 mesi soltanto contro il Torino si è visto un gruppo ad immagine e somiglianza di Mourinho, capace di illudere i granata, concedendo loro campo e possesso-palla (sterile), per poi punirli in ripartenza. Le assenze certamente pesano. Soprattutto quella di Pellegrini è fondamentale, ma l'alibi regge poco. Come l'attenuante del «tempo» che di volta in volta viene evocata. Dall'inizio della gestione sono pochi i calciatori che hanno migliorato il loro rendimento con Mourinho. Si contano sulla punta delle dita: Karsdorp, Ibanez, Pellegrini più il giovanissimo Felix. Gli altri, sono tutti - chi più chi meno - peggiorati. Anche dai nuovi arrivati (Rui Patricio, Vina, Abraham, Shomurodov) era lecito attendersi molto di più. Lo stesso José dà l'idea di convivere male in questa bolla temporale che mal si addice e si concilia ad un cannibale come lui.
(Il Messaggero)