GASPORT - In un'intervista rilasciata al quotidiano sportivo, in occasione delle 1000 panchine in carriera raggiunte in Foggia-Paganese di domenica 7 novembre, Zdenek Zeman ha parlato, tra gli altri argomenti, anche dell'ex capitano della Roma Francesco Totti. Uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Una infinità di giocatori lanciati e valorizzati: carneadi fatti diventare calciatori e talenti fatti diventare campioni...
«Totti è stato il più grande di tutti, ma il suo talento non è stato merito mio. Signori quando lo volli non aveva mai segnato e divenne un bomber implacabile. Ma la soddisfazione maggiore è stata mandare in Nazionale da club piccoli, giocatori che non ci si erano mai avvicinati».
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Mille partite in campo e altrettante fuori. Nel 1998 era all’apice della carriera quando affermò che il calcio doveva uscire dalle farmacie e dagli uffici finanziari. Le sue denunce durissime, coraggiose, spesso affrontate in solitudine, le hanno regalato la stima degli sportivi, ma frenato la carriera. Le rifarebbe?
«Senza nessun dubbio. Non mi sono mai pentito di quel che ho detto e sostenuto. Il tempo mi ha dato ragione e il riconoscimento della gente ancora oggi è per me motivo di grande orgoglio. Ho sempre cercato di difendere i valori dello sport e del calcio. Vincere barando, non rispettando le regole o, peggio ancora, mettendo a rischio la salute degli atleti è una pratica criminale. Sono scoppiati scandali, ci sono stati processi sportivi e ordinari, condanne. È stato dimostrato che c’era tanto marcio. Non so quanto le mie parole siano servite a sollevare il coperchio sulla deriva che il calcio stava prendendo. Ma so che tanti all'interno del Sistema sapevano e speculavano perché su quelle derive si costruivano vittorie e fortune, si esaltavano o affossavano carriere. Io ho solo detto ciò che ritenevo giusto. Mi addolora solo sapere che a pagare il prezzo delle mie denunce siano state anche le mie squadre in campo».
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