False comunicazioni delle società quotate in Borsa ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, queste sono le ipotesi di reato formulate dalla Procura di Torino per i vertici della Juventus. Venerdì pomeriggio sono scattate le perquisizioni alla Continassa, la sede legale del club bianconero, e gli uomini della Guardi di Finanza hanno acquisito materiale anche a Vinovo e nella sede milanese della Juventus. Gli indagati sono sei: il presidente Andrea Agnelli, il vice presidente Pavel Nedved, l’ex responsabile dell’area sportiva Fabio Paratici, ora al Tottenham, Marco Re, responsabile dell’area finanziaria e dirigente preposto alla redazione di documenti contabili societari fino al luglio 2020, Stefano Bertola e Stefano Cerrato che lo hanno sostituito. Non figura invece tra gli indagati Federico Cherubini, il successore di Paratici, interrogato ieri per 9 ore come persona informata sui fatti: è stato il primo a essere interrogato e non sarà l'ultimo. Il verbale è stato subito secretato.
L'indagine riguarda le stagioni dal 2018 al 2021 e una cifra complessiva di 282 milioni, derivanti da operazioni «connotate da valori fraudolentemente maggiorati». Ieri sera è arrivato il comunicato della società bianconera: "La Juventus prende atto dell’avvio delle indagini nei confronti della società e di alcuni suoi esponenti attuali. Come doveroso, sta collaborando con gli inquirenti, confida di chiarire ogni aspetto, ritenendo di aver operato nel rispetto delle leggi e delle norme che disciplinano la redazione delle relazioni finanziarie".
Secondo quanto si legge nel decreto di perquisizione, la Juventus e i suoi dirigenti "al fine di trarre ingiusto profitto nei bilanci esponevano consapevolmente fatti materiali non rispondenti al vero e omettevano fatti patrimoniali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge", dalle conversazioni si è avuta "espressa conferma in merito alla gestione malsana delle plusvalenze", utilizzata come strumento "salva bilanci". Secondo gli inquirenti Agnelli e i vertici della società sapevano, erano "consapevoli della condotta attuata da Paratici e delle conseguenze estremamente negative sotto il profilo finanziario, non certo derivanti solo dal contesto pandemico in atto".
Il meccanismo delle plusvalenze è stato identificato come "Gestione Paratici", ed era utilizzato come "correttivo di rischi assunti in tema di investimenti e dei costi connessi ad acquisti e stipendi scriteriati". Le anomali riguardano "operazioni a somma zero senza movimenti di denaro e con duplice effetto positivo sui bilanci delle società". Tra gli esempi vengono citate le operazioni Ake-Tongya con il Marsiglia, quella effettuata in prossimità della scadenze contrattuali con il Genoa per l'acquisto di Rovella (18 milioni) e le cessioni di Portanova e Petrelli per 10 e 8 milioni. Le carte raccontano che la Juventus ha iscritto al bilancio 2018-2019 131.564.000 euro derivanti da plusvalenze, 119.721.000 nel 2019-20 e 30.832.000 nel 2020-21.
(gasport)