Il timbro di Mourinho c'è e si vede, nell'emergenza non sbaglia una mossa. Nella scelta del modulo, nel cambiare le posizioni dei calciatori in campo, nello scegliere il momento giusto per rilanciare chi sembrava ormai ai margini del progetto tecnico. La vittoria contro il Torino è forse stata la più mourinhana dall'inizio della stagione. Al di là di Venezia, nelle successive tre partite la Roma non ha più subìto gol e questo dato coincide con il rientro di Smalling: con l'inglese titolare in 5 partite stagionali Rui Patricio ha subìto soltanto una rete (nel 5-1 contro il Cska Sofia).
Più piovono assenze, più Mourinho tira fuori dal cilindro la contromossa decisiva. È accaduto quando non ha avuto i terzini a disposizione, rispolverando il 3-5-2 con un attaccante (prima Shomurodov, ora Zaniolo) più vicino ad Abraham. Poi ha replicato con i mediani, ha utilizzato bastone e carota con Zaniolo e Mkhitaryan, si è convinto che El Shaarawy non è soltanto un attaccante ma che può coprire l'intera fascia, ha disciplinato Karsdorp e Ibanez e ha regalato anche nuovo slancio agli epurati di Bodo.
Cambiato lo spartito, i concetti fondamentali sono tuttavia rimasti gli stessi. La 3° difesa del torneo è la base per lanciare l'assalto al 4° posto, aspettando sempre il mercato di gennaio.
(Il Messaggero)