TUTTOSPORT - L'ex direttore sportivo della Roma, Gianluca Petrachi è stato intervistato dal quotidiano torinese. Queste uno stralcio delle sue parole:
Il bilancio con la Roma?
«I primi sei mesi sono stati buoni, ma il presidente Pallotta l’ho visto solo tre volte. Lui non parla l’italiano e io non mi esprimo perfettamente in inglese, quindi ci sono state interferenze che hanno creato disagi nella nostra comunicazione. Gli venivano raccontate cose in maniera errata. Essendo lui così lontano dall’Italia, non riusciva a capire con certezza cosa realmente accadesse nella Roma, perché sentiva solo una campana. Non ho avuto problemi con chicchessia, ho cercato solo di apportare cambiamenti in un club che aveva buchi enormi di bilancio e ho anche fatto un mercato in uscita importante con 15 cessioni».
Possibile che nella sua esperienza di 12 mesi a Roma non abbia nulla da rimproverarsi?
«Mi posso solo rimproverare di non aver creato un contatto diretto con Pallotta. Se lo avessi fatto, sarei ancora lì»
Dà una spiegazione al 6-1 subito a Bodo?
«Il turnover in una squadra come la Roma è una necessità, anche se non trovo corretto qualificare i calciatori come di primo o secondo livello. La Roma ha giovani interessanti, come Villar, Calafiori e Darboe. Villar è un nuovo Jorginho, se lo fai giocare nel centrocampo a tre diventa fortissimo. Essere categorici sul valore di un giocatore secondo me è sbagliato».
Roma-Napoli scontro tra titani in panchina.
«Giustissimo, perché Spalletti rappresenta l'allenatore di vecchia generazione ma assolutamente moderno. È sinonimo di garanzia e in una squadra di qualità come il Napoli ha portato idee valide. La Roma, invece, ha scelto un coach che detta le proprie condizioni e chiede calciatori pronti. La scelta di Mourinho è costosa, ma lo sapevano anche prima che lo prendessero.»