Molto dipenderà dalla percezione che una squadra avrà dell’altra: da un paio d’anni la Roma è invariabilmente piccola con le grandi mentre la Juve in questo scorcio di stagione ha affrontato le grandi con le mentalità della piccola: una volta le è andata bene (Chelsea), una male (Napoli) e una così così (Milan), ma è chiaro che non può impostare il suo futuro continuando a speculare, elevando a sistema difesa e contropiede.
Il vuoto lasciato da Ronaldo è un falso problema. «Noi dobbiamo pensare a fare un altro passettino in classifica, poi vedremo a novembre dove saremo» dice Allegri, che adesso ha nel mirino l’Inter e la stessa Roma, che allo Stadium ha perso 11 volte su 12, vincendo soltanto un match vacanziero di mezza estate. Mourinho è stato chiamato anche, o soprattutto, per trasmettere personalità a una squadra che ha il vizio della soggezione. Nel campionato scorso i giallorossi hanno vinto appena un confronto diretto su 12 perdendone 7, e dal 2019 si sono imposti, contro le prime sette, appena 6 volte su 37. La tendenza è stata confermata dal derby di tre settimane fa.
(La Repubblica)