IL TEMPO (F. BIAFORA) - Il calcio italiano ed europeo è sull'orlo del baratro dopo anni in cui le società sono andate avanti a forza di spese pazze. La situazione dei bilanci non era rosea già da prima dello scoppio della pandemia di Covid, ma la diffusione del virus, che ha portato all'interruzione dei campionati nella passata stagione e che soltanto adesso sta permettendo ai tifosi di tornare a seguire le partite allo stadio, è stata una mazzata enorme, quasi fatale per numerose aziende dell'industria football.
A pagare enormemente la crisi pandemica sono stati in particolare i club italiani, che hanno dei bilanci in profondo rosso, che fanno sembrare Dario Argento un dilettante dell'horror in confronto a quanto si legge nei documenti societari delle big del nostro Paese. Juventus, Inter, Milan e Roma, nei due esercizi toccati dal disastro Covid, hanno accumulato perdite per ben oltre un miliardo di euro complessivo: le tre società del Nord sommate hanno visto un rosso di circa 940 milioni totali, mentre i giallorossi hanno chiuso la prima stagione impattata dal virus con un meno 204 milioni e ora, in attesa che entro il 28 ottobre venga approvato l'ultimo bilancio, ci sarà comunque una perdita a tre cifre, visto che i conti segnalavano che il risultato economico dei primi nove mesi era negativo per 108,3 milioni. E intanto la famiglia Friedkin continua ogni mese ad immettere capitale all'interno delle casse di Trigoria: tra agosto e settembre sono stati fatti finanziamenti per altri 85 milioni, con un'esigenza continua di liquidità che non farebbe disdegnare ai texani l'ingresso di un socio di minoranza.
Diversa la situazione di Suning che per ora non molla la guida dell'Inter dopo il prestito da 275 milioni del fondo Oaktree, di cui però soltanto 80 milioni lordi sono stati messi a disposizione della società milanese, con la proprietà Zhang che ha tenuto per sé il resto e ora deve far fronte alla caduta del colosso immobiliare cinese Evergrande, che ha fatto quasi andare in fumo la bellezza di 2,6 miliardi di investimenti. Una crisi senza fine per gli Zhang. Se la passano meglio la Lazio di Lotito e il Napoli di De Laurentiis, ma anche per loro i numeri sono tutti col segno meno davanti: in particolare i biancocelesti, nonostante il ritorno in Champions League, hanno registrato una perdita di 24,2 milioni, dopo quella da 15,8 milioni dell'anno precedente.
Guardando all'estero non possono affatto sorridere e il meno 245,6 milioni dell'Inter, che ha rappresentato il record assoluto in negativo nella storia della Serie A italiana, sembra quasi una bazzecola in confronto alla perdita da capogiro del Barcellona: il bilancio ha segnato un negativo pari addirittura a 481 milioni, mentre a fine marzo il debito dei blaugrana era schizzato alla cifra monstre di 1350 milioni. Numeri che hanno obbligato la presidenza Laporta ad un drastico taglio dei costi, grazie al quale dovrebbero essere messi in equilibrio i conti al termine dell'attuale stagione. Male anche il Manchester United, con un -107,4 milioni, e il Borussia Dortmund (-72,8 milioni), mentre si salva il Real Madrid, che grazie ad una politica di contenimento dei costi, che ha portato a delle sessioni di calciomercato tutt'altro che galattiche, ha chiuso sostanzialmente in parità, con un leggero utile da 874mila euro.
Al di là di qualche esempio virtuoso, come può essere quello del Bayern Monaco, e di quei club come PSG e Manchester City che hanno alle spalle il Qatar e gli emiri di Abu Dhabi e che quindi non fanno testo nello squilibrio tra costi e ricavi, l'analisi economico-finanziaria del mondo del pallone che rotola sul prato verde p impietosa e se non si trattasse del calcio, un sistema che non può andare zampe all'aria, si parlerebbe di rischio default concreto. Di certo il taglio dei ricavi da sponsor e l'assenza di ricavi da abbonamenti e botteghini ha avuto un peso importante su questa sfilza di numeri negativi, ma il futuro -e già tanti club nell'ultimo calciomercato si sono mossi in questa direzione - sarà segnato da un continuo ridimensionamento dei costi. Possiamo però essere sicuri che non appena la situazione Covid si sarà stabilizzata e magari i diritti televisivi del calcio torneranno a crescere riprenderanno le folli spese degli ultimi anni. La sete di vittoria è troppo forte.