Il calcio non è matematica, è fatto di tante, spesso sorprendenti varianti. Ma i numeri si mangiano l’eccezione e diventano tendenza. È qui che la Premier ci ha staccato e che la serie A arranca da troppo tempo, molto più dei cinque punti di differenza fra inglesi e italiane dell’esordio stagionale in Champions. C’è un dato pubblicato nel recente ReportCalcio 2021 della Figc che ci ha fatto stropicciare gli occhi. In 10 anni (2009-2019, parliamo dell’epoca pre Covid), gli inglesi hanno avuto 2726,7 milioni di euro in più di introiti medi annui da diritti tv. La Liga è a 1149,7, la Bundesliga 997,8, la serie A, sottolineiamo in rosso, 398. Una vera e propria voragine. L’incremento italiano è stato letteralmente divorato dalla crescita del «costo del lavoro» (639,4 milioni di euro). Tuttavia nella classifica di Sportpro sui brand sportivi più commercializzabili, Juve (18°), Inter (20°), Milan (22°) non sono poi così distanti da United (9°), Liverpool (11°) e City (16°), e la serie A (24°) è abbondantemente davanti alla Bundesliga (37°). Insomma, la sensazione è che ci sia un potenziale in qualche modo inesplorato, lo stesso ragionamento che aveva portato la Lega a imboccare la strada del famoso accordo con i fondi private equity, bocciato dal veto di alcune società e che ora in qualche modo è tornato in ballo.
(gasport)