Condanna definitiva sì, decadenza no, o almeno non ancora. Il Collegio di garanzia dello sport non cancella la sentenza della Corte d’Appello federale sul caso tamponi, ma le rinvia una parte delle motivazioni, «ai fini della nuova valutazione della misura della sanzione». Quindi i 12 mesi di inibizione per Claudio Lotito potrebbero rimanere tali o essere ridotti. Fino a otto mesi e mezzo (o dieci? Qui c’è una specie di giallo) di inibizione, il presidente della Lazio non decadrebbe. Oltre, invece, non potrebbe occupare ruoli federali almeno fino al 2025. In ogni caso, in questo momento, la sentenza non è passata in giudicato e quindi non si può parlare di decadenza. La Lazio, sulla posizione di Lotito difeso dall’avvocato Romano Vaccarella, e dei due medici, assistiti dal legale Gian Michele Gentile, aveva insistito soprattutto su un punto: dimostrare che la norma che ha portato alla condanna mancava di «legittimità», sostanzialmente che quel comunicato ufficiale della Federcalcio numero 78 non aveva una «copertura» in termini di fonte giuridica in quanto non approvato dal Coni. In realtà, l’avvocato Giancarlo Vignone, presente per la Federcalcio, ha chiarito che tutti e due i comunicati ufficiali non sono passati per il Coni in quanto non si trattava di modifiche statutarie.
(gasport