C'è stato un tempo felice, nemmeno così remoto, in cui la Nazionale era un'università a numero chiuso e un sacco di eccellenze rimanevano fuori. Adesso di polemiche non ce ne sono più. Sui convocati di Mancini non c'è mai nulla da dire. Dai 26 dell'ultimo Europeo sono stati tagliati Kean, Gianluca Mancini, Politano e Pessina, e non si è mossa foglia. I prescelti dal Mancio sono più o meno i migliori che abbiamo e punto, anzi tra loro c'è pure qualche eccedenza, diciamo così. La vittoria agli Europei ha avuto del miracoloso anche perché nell'ultimo decennio ci siamo ristretti, con una generazione di calciatori di non eccelso livello internazionale. E' probabile però che la responsabilità sia anche di una generazione di giovani, prima ancora di giovani uomini, non esattamente affamata. I talenti ci sarebbero anche, le nostre nazionali giovanili li esibiscono, poi l'ingresso nel mondo dei grandi è traumatico. Quando poi i nostri ragazzi cercano spazio all'estero, perché la serie A cattiva li spinge via, non è che si distinguano. Poi però vediamo arrivare in Italia giovanotti inglesi che fanno panchina a casa loro, e ci sorprendono subito. Tomori è piombato sul Milan e ha relegato in panchina Romagnoli al primo colpo (Romagnoli, altra spina nel cuore a proposito: si è già perso?). E Tammy Abraham si è già preso la Roma, non il Forlimpopoli, in tre partite. Giovani, inglesi, forti e affamati, con personalità e nessuna paura. Ce ne vorrebbero, di ragazzi italiani così.
(Il Messaggero)