IL TEMPO (E. ZOTTI) - José Mourinho ha rotto il silenzio. Lo ha fatto con un’intervista ai canali ufficiali del club, a quaranta giorni dalla presentazione in stile hollywoodiano del 7 luglio scorso. Lo Special One ha prima analizzato la preparazione estiva: «Sono molto contento. Nelle ultime settimane abbiamo lavorato tanto ma fa piacere quando hai tanta gente che vuole migliorare. Non parlo solo dei giocatori ma di tutti quelli che hanno fatto parte del pre-campionato. I 15giorni a Trigoria sono stati buoni per iniziare e conoscere i giocatori ma il Portogallo è stato fondamentale. La squadra è stata insieme 24 ore su 24 per due settimane.Da lì siamo andati via migliorati come gruppo». Un mese intenso, in cui la Roma si è compattata facendo quadrato. «Dico sempre che non amo le amichevoli, ma contro il Porto mi è piaciuto come i giocatori hanno gestito le emozioni in quella piccola rissa. Non ci sono stati episodi da cartellino ma è stata una partita buona sotto l’aspetto della competitività». Discorso diverso per il match contro il Betis. «È un’altra storia. Per me,il primo responsabile è l’arbitro e il secondo sono io. Non dovevo provocare quello che è successo dopo, la squadra mi ha seguito nelle reazioni e abbiamo finito con 3-4 cartellini rossi». Da domani invece si inizia a fare sul serio. «Arriva il momento che piace a tutti,domenica si gioca per i tre punti ma sarà ancora più difficile il “knockout” di Conference League. Iniziamo in Turchia, questa è la pressione positiva che vogliamo». Al Fulvio Bernardini il tecnico ha allargato il suo staff, creando l’amalgama giusta con alcuni collaboratori conosciuti nel centro tecnico giallorosso. «Siamo arrivati in pochi (5, ndc) ma ora siamo tanti perché abbiamo preso gente di casa. Il mio staff è composto da 20 collaboratori, ci sentiamo una squadra. È molto importante anche per il club, perché un giorno ci sarà la Roma senza Josè e quando accadrà - speriamo tra tanti anni - vogliamo lasciare una struttura super organizzata, in grado di garantire continuità. Abbiamo dato un’opportunità anche a gente del settore giovanile». Il riferimento è a Christian Di Claudio, ex preparatore della Primavera classe‘94, che entra a far parte del «team performance» di Mourinho. Inevitabile invece una stoccata a Dzeko quando si tocca l’argomento mercato: «Prima di tutto, devo dire grande direttore e grandissima proprietà, il boss Dan, Ryan e Tiago sono stati bravissimi. Il mercato è stato diverso da come lo avevo immaginato. La realtà è che abbiamo iniziato il pre-campionato pensando di avere Dzeko ed è stata una sorpresa per tutti noi quello che è successo». Per Mou la notizia dell’imminente addio del bosniaco ha in qualche modo condizionato il resto del gruppo a poche ore dall’amichevole persa con il Betis. «La squadra è arrivata lì veramente stanca: era l’ultimo giorno, tre ore e mezza di pullman dal Portogallo a Siviglia, un caldo incredibile. E non posso dimenticare, perché è la verità, che la situazione Dzeko è stata strana. Si capiva che sarebbe andato via e ho sentito i giocatori molto più preoccupati da questa questione che concentrati sulla fine del ritiro». Pioggia di elogi invece per la società. «Portare a casa Abraham è stato quello che voi italiani chiamate colpo di mercato. Dal mio punto di vista, anche se non fosse arrivato, avrei avuto sempre la sensazione che la proprietà e il mio direttore avessero fatto di tutto per reagire in maniera fortissima all’addio di Dzeko. Sono stati fantastici. Su Tammy, preferisco dire "aspettate e vedrete". Per un inglese è difficile lasciare la Premier, questo mi dice tanto sulla sua ambizione. Anche Shomurodov ha fatto capire che giocatore è, ci darà più mobilità in attacco. Vina è bravissimo, Rui Patricio ha più di cento partite con il Portogallo e garantisce una stabilità impressionante. Sappiamo di non essere la rosa più forte del mondo, ma nessuno può proibirci di pensare che possiamo vincere la prossima partita». Un chiaro monito per gli avversari: provate a fermarci, se ci riuscite.