José Mourinho resta un totem. Quello intorno a cui danza la Roma che sta nascendo e che lui - pur ammettendo essere diversa da quanto sperava - riconosce come sua. Una cosa è certa: il plauso per i Friedkin e Pinto taglia i ponti con tutti gli alibi possibili. E qui si entra nel cuore del presente. «Abbiamo iniziato il precampionato pensando di avere Dzeko ed è stata una sorpresa quello che è successo. In una situazione economica difficile per quasi tutti i club, portare a casa Tammy Abraham è stato quello che voi italiani chiamate “un colpo”. I Friedkin sono stati fantastici e su Tammy, io preferisco dire: “Aspettate e vedrete”, lo dico con tutta la mia fiducia. Lo conosco da bambino. So come ha preso la decisione sempre difficile, per un giocatore inglese, di lasciare la Premier. Questo mi dice tanto, perché quando lo fai, significa che hai ambizione, perché vuoi vincere fuori dall’Inghilterra dove non tanti inglesi hanno avuto grandissime carriere. Con Tammy, Shomurodov e Mayoral, abbiamo un gruppo di attaccanti che mi fanno felice". Per Mourinho, gli infortuni di Spinazzola e l’addio di Dzeko hanno cambiato le cose. «Il mercato è diventato un po’ diverso da quello che avevo pensato io inizialmente, perché abbiamo perso Spinazzola per tanto tempo e poi Dzeko. Cercavamo solo una punta e non due, e non un terzino sinistro. Così tutto è diventato più difficile. Sarà la prima e spero l’ultima volta che lo dico: mi mancherà qualcosa che avevo pensato inizialmente, ma devo solo ringraziare per il mercato che è stato fatto».
(gasport)