Non è una finale come le altre, perché, comunque vada e incrociando le dita, questa finale non è la classica occasione “finale”. Già, quante volte, in circostanze simili, abbiamo pensato che un gruppo, una generazione, si stesse giocando l’atto decisivo – e in qualche caso appunto finale – di una carriera? Stavolta, no. Stavolta è diverso e tra i mille motivi di Italia-Inghilterra questo è davvero l’aspetto più sorprendente, rassicurante, sincero. In una parola, straordinario. L’Italia - finalista di questo bellissimo Europeo - può vincere o no, ma comunque è e resterà quasi all’inizio del suo formidabile ciclo. Perché a questo gruppo di ferro – a Donnarumma e Barella, a Jorginho e Verratti, a Locatelli e Chiesa, a Insigne e Pessina, tra poco potremo aggiungere un talento cristallino e indiscutibile come Zaniolo, con la sua fame di rivincita. Perché potremo aggregare quelli che sono stati costretti a dare forfait, da Pellegrini e Sensi. Perché torneremo ad esaltarci con le scorribande di Spinazzola. Perché Chiellini dovrà fare i conti con l’unico avversario capace di creargli realmente fastidi - naturalmente l’età - ma intanto sarà cresciuto Bastoni, che al capitano invidia l’esperienza ma non sicuramente il carattere. Perché, nel frattempo, saranno lievitati talenti certi come Tonali. O altri attaccanti, come Raspadori o Kean, già in rampa di lancio.
(gasport)