Sullo stadio a Tor di Valle cala il sipario definitivo

29/05/2021 alle 08:42.
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IL TEMPO (F. MAGLIARO) - Dopo il tam tam di voci e indiscrezioni, la notizia è arrivata nel tardo pomeriggio: la giunta Raggi ha approvato la delibera che dà l’avvio al procedimento di revoca del pubblico interesse concesso nel 2014 e confermato nel 2017 al progetto Stadio della Roma. Il testo ora dovrà essere portato al voto in Consiglio comunale. Delle 12 pagine della delibera, nove e mezzo sono occupate dal riepilogo del lunghissimo iter: dall’inizio con Ignazio Marino fino alla querelle esplosa quando la Roma, a fine febbraio scorso, ha deciso di non proseguire nel progetto e di sfilarsi dal ruolo di «società sportiva utilizzatrice in via prevalente». Questa decisione della società giallorossa ha comportato per il Comune l’impossibilità di procedere secondo le previsioni della «legge Stadi» facendo decadere in automatico il ruolo di «proponente» per la Eurnova di Luca . Il cuore della motivazione del Comune è tutto qui: si revoca per «l'impossibilità di proseguire e concludere l'iter amministrativo».

Scrivono gli uffici: la revoca viene disposta a seguito «del mutamento dello scenario della situazione» dopo l’addio della As Roma al progetto, e «non prevedibile al momento dell’adozione della dichiarazione di pubblico interesse». Questo passaggio sulla non prevedibilità viene utilizzato per poter procedere alla revoca in autotutela degli atti e a garantirsi anche dal rischio di cause. Anzi, con questo atto la Giunta dà mandato agli Uffici comunali e all’Avvocatura capitolina di «avviare i più opportuni provvedimenti volti alla valutazione e quantificazione di ogni eventuale danno al Campidoglio».

In sostanza, visto che «l'Amministrazione comunale risulta essere parte danneggiata dall'improcedibilità dell’iter», il Comune valuta se fare causa alla società giallorossa o a Eurnova cui, comunque, viene addossata la parte principale di responsabilità: «Il procedimento amministrativo non può proseguire in assenza di certezze nella figura dell'interlocutore, della disponibilità giuridica e materiale delle aree, della proseguibilità certa nella sottoscrizione della Convenzione Urbanistica».

Si avvia così a conclusione anche formale il progetto dello : nove anni abbondanti persi, tre sindaci, due Conferenze di Servizi, decine di migliaia di pagine e disegni, un’inchiesta, arresti e un centinaio di milioni spesi per finire, quasi certamente, in Tribunale. L’ultimo atto sarà il voto in Consiglio comunale, prevedibile per la metà di giugno, altro banco di prova per la maggioranza grillina che non c’è più.