IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - L'auspicio più condivisibile – almeno credo - è che il futuro cominci subito. Prima ancora dei nomi l'importante è che ci sia la consapevolezza delle scelte che vengono fatte, con uno sguardo che avvisti il fine ultimo e che quindi sia capace di superare gli ostacoli che naturalmente si frapporranno alla sua realizzazione.
La stagione è sostanzialmente finita all'Old Trafford. Resta una partita vera da giocare in campionato e quella di ritorno con "questi" che va affrontata con dignità. Oddio, ogni partita della Roma andrebbe non onorata, ma santificata, pure le amichevoli, però si è capito da un po' che queste sono diventate (nei fatti) chiacchiere vuote. Forse se ci fossero stati gli stadi aperti gli innamorati della Roma avrebbero (nei fatti) fatto vedere che significa tifare per la Roma e basta. Cantare per la Roma e basta. Essere della Roma a prescindere. Ma è un mondo che non esiste. Quindi parlare di futuro, reclamarlo, non solo si può ma si deve, per portare di corsa via i tifosi da questo presente. Solo che oggi pure il futuro sembra solo una parola. E non solo perché sono tre anni che è l'anno zero.