Un «progetto cinico». I toni usati dal comunicato congiunto delle istituzioni del calcio per annunciare la messa al bando dei club fondatori della Superlega sono durissimi. In Italia, il consiglio di Lega di Serie A convocato d’urgenza ieri è stato una partita di poker.
Dal Pino e De Siervo hanno messo sul piatto l’approvazione del documento congiunto con l’Uefa. A dichiarare il bluff è stato Paolo Scaroni, presidente del Milan, che ha manifestato la propria contrarietà in quanto «parte in causa», lasciando capire che anche i rossoneri, come Juve e Inter, erano nel gruppo dei ribelli. Non ha votato l’ad nerazzurro Giuseppe Marotta, che essendo in Consiglio federale non aveva diritto di voto. Favorevoli all’allontanamento da ogni competizione dei club vip della Superlega sono stati i rappresentanti di Atalanta, Verona e Cagliari.
La partita si annuncia lunga. Si profila una stagione di ricorsi e battaglie legali, che gli scissionisti hanno già messo in conto: al progetto lavorano da mesi, con un partner finanziario come JP Morgan per oltre 5 miliardi di euro.
(La Repubblica)