«Dead man walking», ripeteva più volte, parlando di Paulo Fonseca, uno spietato telecronista olandese. Non aveva idea di quanto quel verdetto sarebbe apparso frettoloso. L’Europa League tiene viva la stagione della Roma. Il 2-1 all’Ajax non è un’ipoteca sulla qualificazione, ma a 25 anni dall’ultima volta in cui aveva raggiunto i quarti della seconda manifestazione continentale la squadra di Fonseca ha costruito una candidatura fortissima a sfidare lo United in semifinale.
È bastato un istante a rovesciare una partita che pareva maledetta. Tadic era sul dischetto con l’occasione tra i piedi per sigillare un 2-0 che avrebbe avuto l’aspetto di una sentenza. Quattro minuti dopo, Pellegrini cancellava mesi di critiche sulle sue punizioni sbilenche infilando da fermo l’1-1, e pazienza se c’è voluta la complicità evidente del portiere ventunenne Scherpen, utile a spiegare perché Ten Hag avesse provato in tutti i modi a rimettere in piedi Stekelenburg, che i romanisti non ricordano esattamente come una garanzia.
Opinione simile a quella che avevano di Pau Lopez. Il portiere spagnolo che il general manager romanista Tiago Pinto sta offrendo a mezza Europa s’è vestito da eroe: respingendo un rigore, un tacco del vivacissimo Antony, una percussione solitaria di uno dei tanti ragazzini dell’Ajax, il 18enne Brobbey. Una volta alzato il muro, è bastato attendere il riscatto del peccatore. E così Ibanez, che aveva portato la squadra sul baratro causando il rigore, ha infilato il suo secondo gol stagionale a una manciata di secondi dal 90’.
(La Repubblica)