LEGGO (F. BALZANI) - Quarantotto ore di tempesta e ora la grande fuga. La Superlega, come ha detto Guardiola, potrebbe rimanere nella storia del calcio come «un embrione che non respira». Ieri sera, infatti, i 12 club si sono incontrati virtualmente per discutere dello scioglimento del tavolo dei Fondatori. I primi a far sapere di voler fare le valigie sono stati Chelsea e i due Manchester convinti non tanto dai tifosi quanto dalle rinnovate promesse dell'Uefa. Qualche minuto dopo è stato il turno di Barça e Atletico Madrid, poi le altre tre inglesi. Il club catalano ha rimesso la decisione ai soci conoscendo già la risposta.
Oggi probabilmente si sfileranno pure Inter, Juve e Milan per tornare al tavolo delle trattative con l'Uefa che - secondo molti rumors - avrebbe già preso contatti con un fondo di investimento per mettere in piedi una alternativa di Lega più inclusiva e democratica ma comunque positiva per le casse dei top club. La giornata da guerra mondiale era andata avanti a suon di botta e risposta. «Se alcuni eletti scelgono di andare per la loro strada devono pagare le conseguenze delle proprie scelte. Siete dentro o fuori? Non si può stare a metà, pensateci bene», le parole di Infantino numero uno Fifa che anticipava l'esclusione immediata dai tornei. Una decisione in mano anche a Gravina, presidente Figc eletto ieri nell'esecutivo Uefa.
Ceferin era stato più duro: «Proteggiamo il calcio da un clan. Abbiamo bisogno di Atalanta o Lipsia, la gente deve sapere che tutto è possibile. La Juve 15 anni fa era in serie B. Siete ancora in tempo per tornare sui vostri passi».
Dall'altra parte il segretario Laghrari aveva annunciato: «Vogliamo partire a settembre». Il presidente del Real Perez, invece, aveva fatto intuire che un accordo era possibile: «Il calcio per la pandemia ha perso 5 miliardi e necessita di introiti. Non vogliamo chiudere i campionati nazionali e siamo disposti a rimandare di un anno o trovare un accordo. Però se noi non guadagniamo moriremo, e con noi il calcio. Anche Roma e Napoli meritano». Nel frattempo molti tifosi in Inghilterra si erano presentati fuori dalle sedi dei club. Tantissimi i tesserati contrari, anche quelli dei 12 fondatori. Da Klopp a Kross passando per Guardiola. In Italia lo scenario non cambia. «Boicotta la Superlega», recita uno degli striscioni dei tifosi di Roma e Lazio apparsi fuori l'Olimpico. Durissimi De Zerbi («È un colpo di Stato. Non ho piacere a giocare stasera col Milan»), Mihajlovic («Solo questione di soldi. Se ne vadano») e Ranieri («Devono coprire i debiti. Con la Superlega dove sarebbe il mio Leicester?»). Coppolla (Ussi) vedeva spiragli: «La reazione dell'Uefa la fermerà». Appunto.