Arriva, o meglio torna, il Manchester United. La Roma provò a bucare la cortina di ferro dei quarti di Champions all’Old Trafford ma ne prese 7. Ora siamo un gradino sotto dal punto di vista della qualità, uno più in alto dal punto di vista del turno.
La Roma deve scrollarsi di dosso la “sindrome di Siviglia”, tirar via quel velo di tristezza che l’accompagna da mesi rendendola una squadra fatta di gente perbene, sempre pronta a specchiarsi nella modestia delle avversarie, incontrate e via via battute sulla scena continentale, incluso il limitatissimo Ajax attuale. Ora bisogna dimostrare di poter diventare altro da sé, prevalere mordendo. Il momento potrebbe essere storico. A patto però di riconoscere la semifinale come un red carpet e al tempo stesso come un ring dove ci si prende a pugni in faccia e dove può accadere di tutto.
Succedono cose imponderabili in una semifinale. Persino che questa Roma di gente perbene riesca a trasformarsi in un’altra squadra. A travestirsi da predatrice. E che lo United ci caschi.
(La Repubblica - E. Sisti)