IL FATTO QUOTIDIANO (N. FERRI) - L'annuncio del tramonto della “Superlega Europea” calcistica, di cui avrebbero fatto parte 12 società tra cui le italiane Juventus, Inter e Milan con può esimere, specie per coloro che amano il calcio, dalla conoscenza del quadro giuridico in cui si collocano iniziative del genere (quest’ultima di Perez e di Agnelli era stata subito bollata dai media come il “Calcio per Ricchi”), e delle gravissime conseguenze che da essa sarebbero derivate in ordine ai rapporti con le rappresentanze ufficiali e le organizzazioni dello sport non solo in Italia ma, attraverso l’Uefa e la Fifa (Federation International de Football Associations), in Europa e in tutto il mondo.
[...] Come si vede, in base agli ordinamenti calcistici nazionali e internazionali non esisteva alcuna possibilità di costituire, nel loro ambito, ulteriori formazioni associative tipo Superlega. Invero, il principale ostacolo derivava dal fatto che essa si poneva dichiaratamente come una sovrastruttura di élite, ristretta ad un limitato numero di squadre privilegiate, chiusa istituzionalmente all’accesso delle società considerate di rango inferiore, oggettivamente connotata da una sorta di “discriminazione sociale” che lo Statuto della F.I.G.C. bandisce espressamente (art. 2 comma 5 ) e che lo Statuto del Coni condanna come fonte di “esclusione e disuguaglianza” (art. 2 comma 4). [...]
Al coro dei 'No' si erano uniti il capo dello Stato francese Macron, Boris Johnson, Mario Draghi, Enrico Letta, Matteo Salvini e molti altri leaders europei, e schiere di tifosi, a dimostrazione di quanto fosse diffuso il sentimento di avversione alla Superlega, condiviso in Germania anche da grandi club come il Borussia Dortmund e il Bayer Monaco. Questa unanime bocciatura dovrebbe ammonire tutti che l’Europa non vuole Superleghe né per il presente, né per il futuro.