In materia di stadi la Serie A resta primatista mondiale per plastici e planimetrie. E dire che da Nord a Sud la cantierizzazione dei tanti progetti ideati o già presentati dalle società che militano nei campionati professionistici potrebbe generare investimenti diretti per oltre 2,5 miliardi. Milano e Roma sono solo i due esempi più eclatanti. Inter e Milan dal 2019 hanno proposto e già modificato su richiesta di Palazzo Marino un progetto per un nuovo impianto a San Siro che innescherebbe lavori per 1,2 miliardi. Il sindaco Beppe Sala ha però di fatto sospeso l'iter la settimana Scorsa chiedendo maggiori certezze alla proprietà cinese dell'Inter e scatenando l'irritazione di Suning. A Roma la nuova proprietà Usa della famiglia Friedkin ha abbandonato il dossier Tor di Valle. Una procedura intricatissima avviata nel 2014 e che in una prima versione avrebbe potuto smuovere investimenti privati per 1,7 miliardi poi scesi a 1 miliardo dopo le revisioni richieste dal Comune per il riconoscimento della pubblica utilità. Ora il club sta valutando con il Campidoglio l'edificazione di uno stadio più piccolo (sotto i 5omila posti) in un'altra area e con un impegno più basso (potrebbe aggirarsi sui 3/400 milioni). In Serie A, il Bologna di Joe Saputo è in ballo da 5 anni per l'adeguamento dello stadio Dall'Ara. I lavori dovrebbero partire nel 2022 con un esborso di 112 milioni (di cui 4o investiti dal Comune di Bologna), inclusa la realizzazione di un impianto provvisorio. La Fiorentina di Rocco Commisso ha invece detto addio (per ora) al progetto di un nuovo stadio su cui intendeva investire 25o milioni. Il Comune ha idee diverse sul Franchi oggetto di vincoli architettonica. È tutto fermo invece a Genova dove Genoa e Sampdoria avevano in programma un restyling del Ferraris con una spesa di circa 45 milioni. E per restare in Liguria a La Spezia la nuova proprietà Usa della famiglia Platek dovrà provvedere all'ampliamento dello stadio Picco.
(Il Sole 24 Ore)