L'attacco alla Lega Calcio è frontale: «La risposta della Lega sul rinvio della nostra partita con il Napoli dopo quello di Juve-Napoli? Non voglio commentarla perché è più ridicola della decisione originale. Le uniche motivazioni per cui sono state prese alcune decisioni non sono raccontabili. Immaginate cosa può succedere se si applicasse questa regola fino a fine anno, cioè che due squadre, quando non sono coinvolte le coppe, possono mettersi d'accordo per il rinvio di una gara». A parlare è il Ceo Guido Fienga, uscendo dalla palazzina H del Coni, dove poco prima aveva presenziato all'udienza sul caso Diawara.
A Trigoria vanno avanti anche se nel giro di poche ore due sono costretti ad incassare due colpi bassi. Il primo, riguardante il mancato posticipo del match col Napoli. Il secondo, preventivato, il rigetto del ricorso sul caso Diawara.
Il club, rappresentato ieri da Fienga e dall'avvocato Conte, aveva chiesto che la norma che ha condannato i giallorossi allo 0-3 fosse dichiarata carente in legittimità'. Uno dei punti che ha tenuto banco è stato il concetto di buona fede'. Il legale del Verona Fanini, oltre a presentare una memoria scritta su Roma-Spezia, ha sottolineato che se la recidiva avviene dopo 4 mesi (riferimento allo 0-3), anche se la fattispecie è diversa, non si può più invocare la buona fede ma si tratta di incapacità. L'errore di Gombar (ieri presente in aula, ma la Corte non ha ritenuto necessario ascoltarlo) dello scorso gennaio è stata la mazzata definitiva alle poche possibilità di vittoria.
È stata ricostruita anche la storia dell'alert della Lega. Nonostante sia stato appurato come il funzionario della Lega, Marino, abbia fuorviato la Roma, l'errore commesso dalla società è stato considerato più grave. Il finale, scontato: 3-0 confermato.
(Il Messaggero)