IL ROMANISTA - Borja Mayoral, attaccante della Roma arrivato la scorsa estate dal Real Madrid, ha rilasciato una lunga intervista pubblicata oggi sul quotidiano. Queste alcune delle parole dello spagnolo:
«Sono diabetico, all'inizio è stato difficile ma poi sono riuscito a conviverci e ho vissuto con il diabete quasi tutta la vita perché ce l'ho da quando avevo quattro anni. Devo fare attenzione, controllare gli zuccheri, la glicemia e fare una cosa e un'altra. Non ho una dieta particolare ma devo controllare tutto un po' di più rispetto al normale. Ci sono cresciuto così, per me è normale».
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A Firenze, e anche col Milan, però non ti sei espresso al meglio.
«Dici perché non ho fatto gol? Io sto bene e mi sento bene. Ero un po' stanco dopo la partita contro la Fiorentina ma ora sto molto meglio e sono pronto a giocare se il mister lo vorrà. Quello che conta, molto più dei gol, è stato tornare alla vittoria dopo Benevento e Milan. L'importante è la squadra, esserci per la squadra, nella partecipazione della manovra, non il sottoscritto».
Che all'inizio ha avuto qualche difficoltà.
«All'inizio le partite per me erano molto più difficili di adesso. Credo sia normale che io facessi fatica nel calcio italiano. In Italia i difensori ti stanno sempre addosso, non hai spazio per ragionare, per stoppare, per girarti. È particolarmente difficile quando i centrali sono sempre vicini, ti seguono, ti trattengono e questo l'ho avvertito molto. Ma mi sto abituando molto bene. Lo sto anche studiando il calcio italiano, sto vedendo molti video, e sto parlando con il mister, con i suoi collaboratori Nuno (Campos, ndr) e Tiago (Leal, ndr) per migliorare il più possibile. In Spagna è diverso, qua devo usare di più la testa per trovare lo spazio».
Inter, Milan e Juve sono così distanti dalla Roma? Come mai la statistica così negativa negli scontri diretti?
«Io credo che la Roma sia alla loro altezza, siamo lì in classifica in fondo. Con l'Inter, la Juve e il Milan all'andata abbiamo pareggiato, poi abbiamo perso partite che sarebbero potute andare diversamente. Non li abbiamo battuti comunque per dei dettagli. Certo contro le grandi squadre sono proprio i dettagli che fanno la differenza. E in questo si deve sempre crescere».
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Un attaccante che parla molto coi compagni e con gli ex compagni, ma a proposito di compagni, di crescita di ruolo, il discorso va a finire per forza dove deve andare: Edin Dzeko; l'attaccante che sta sul podio di sempre dei bomber della Roma. Il numero 9 della Roma. Il campione. Anche per Borja.
«Assolutamente. È il tipo di attaccante che adoro. Per come si muove, sia dentro l'area, sia nel campo, per come partecipa, per quanto è forte. Quando sono arrivato non credevo di poter giocare così come sto facendo. Sono molto contento. Con il mister Fonseca ho un rapporto buono e di rispetto, mi confronto con lui e con tutto il suo staff. E mi confronto con Edin: da lui sto imparando tanto. Mi ha sorpreso umanamente da subito. Una volta mi ha riportato a casa perché quel giorno non avevo la macchina e abbiamo parlato tanto della Roma, del calcio, della squadra. Mi piace chi ha la cultura calcistica come quella che ha lui. Vorrei rubargli la sua abilità nel gioco aereo, e il suo essere dominante».
È cambiato qualcosa dopo la vicenda tra Fonseca e Dzeko?
«No, assolutamente, non è cambiato niente».
Un capitano è capitano al di là della fascia.
«Noi in squadra abbiamo vari capitani, come Edin, Lorenzo, Bryan, Gianluca. Tutti i giocatori che aiutano noi in campo e fuori sono capitani, ragazzi che parlano con noi se abbiamo bisogno di qualcosa. Per me in una squadra è la qualità più importante, quella che apprezzo di più».
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Prima di venire alla Roma si era parlato proprio di un tuo trasferimento alla Lazio…
«Guarda, si è scritto molto di questa cosa, ma io non ho mai parlato con la Lazio; la stampa ne ha parlato tanto, ma non ne ho mai parlato con nessuno, non so perché se ne sia parlato così tanto. E sono felice di essere romanista».
La Roma una scelta, al posto del Real Madrid. Una scelta anche coraggiosa.
«Sì, ma di questo ne ho parlato abbastanza. È bellissimo giocare per il Real Madrid, questo è vero, questo lo sanno tutti. A Madrid c'era Benzema che era ed è ancora il titolare, insomma è lui l'attaccante del Real. Io ho preferito venire qui per crescere come calciatore, dopo il Levante dovevo crescere di livello. E farlo qui non è facile, ma ti migliora».
Tra due anni dove ti vedi: qui o al Real?
«Tra due anni mi vedo qua».
A Roma, che è "anche" una città che gli è entrata dentro.
«Mi piace andare a conoscerla perché questo è un posto speciale. Purtroppo per il Covid la situazione non è così facile, ma io voglio conoscere sempre qualcosa di Roma. Sto bene anche a casa, mi ci sento bene, vedo film, serie tv e gioco alla Play Station, anche se non sono bravo è comunque un'opportunità per giocare con degli amici spagnoli. Alla play il più forte è Carles, Perez, ma perché lui ci gioca tanto, anzi forse ci gioca anche troppo (ride, ndr)».
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