La tragica scomparsa di Davide Astori fa ancora parlare di sè. La perizia disposta dal gup Angelo Antonio Pezzuti parla chiaro: è vero che le aritmie cardiache rilevate nei controlli di routine avrebbero consigliato esami più approfonditi come l’holter cardiaco. Ma anche questo esame, difficilmente, avrebbe potuto rilevare la cardiomiopatia aritmogena biventricolare di cui soffriva il capitano viola.
Diverse erano state le conclusioni del professor Domenico Corrado di Padova, secondo cui esami ulteriori avrebbero potuto salvare la vita del difensore.
«La nostra linea di pensiero – spiega Alessandro Mazzoli, difensore della compagna di Davide – è capire se è stato rispettato l’iter diagnostico per fare pratica sportiva. Il fulcro della vicenda è questo: laddove i segnali della malattia fossero stati interpretati bene non ci sarebbe stata l’idoneità sportiva ma sarebbero partiti esami più approfonditi». «Noi ci riconosciamo nella perizia della Procura che indica responsabilità evidenti» spiega l’avvocato Francesco Zonta, legale della famiglia Astori.
(gasport)