Eletto domenica scorsa nuovo Presidente dell'Associazione Italiana Arbitri, Alfredo Trentalange ha rilasciato un'intervista al quotidiano oggi in edicola. Questo uno stralcio delle dichiarazioni del nuovo numero 1 dell'AIA:
Presidente, si è preso un impegno non da poco...
«Lo so che corro dei rischi, ma sono disposto a farlo. D'altronde, gli ultimi periodi erano stati difficili e c'era bisogno di cambiare e ritrovare l'entusiasmo».
E come si fa a riunire un'associazione che era spaccata?
«Con intelligenza e la forza delle idee, coinvolgendo i presidenti delle sezioni per risolvere i problemi tutti insieme, dando ognuno il proprio contributo, piccolo o grande che sia».
La democrazia al posto dell'autoritarismo?
«Direi più passare da gioco a uomo a gioco a zona».
Questa è la condivisione. Qual è invece la progettualità?
«Portare sul tavolo della Figc e delle leghe il doppio tesseramento».
Ci spiega meglio...
«Guardi ai giovani di 14-15 anni non è facile chiedere di scegliere tra giocare a calcio e arbitrare una partita di calcio. E allora, diamo loro la possibilità di fare due percorsi paralleli, che li portino a fare la scelta a 17-18 anni. Sono due strade che aiuterebbe anche la crescita culturale degli stessi calciatori, che magari si ritroverebbero ad essere arbitrati da un loro coetaneo che gioca a calcio conoscendone le dinamiche».
Un modo per ridurre la distanza tra arbitri e calciatori, due poli che spesso si respingono...
«Esatto, due poli che potrebbero e dovrebbero avvicinarsi per conoscersi meglio. Quello che non si conosce spesso spaventa e noi non dobbiamo spaventare».
Comunicare, il terzo verbo del suo programma.
«Che si lega alla progettualità e ai giovani. Ai quali dobbiamo rivolgerci per recuperare la vocazione. Per farlo dobbiamo capirli e per farci indicare la via dovremo scendere sul loro terreno, quello del comunicare».
Comunicare vorrà dire anche parlare con la stampa dopo le partite?
«Perché no. Rispettando il lavoro del giudice sportivo, che è primario, spiegare alcune decisioni aiuterebbe anche ad apprendere meglio il regolamento».
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(Il Messaggero)