Fonseca si gioca tutto, o quasi, contro lo Spezia. E scarica il capitano, Edin Dzeko. Il rapporto tra i due è simile a quello tra Gasperini e Gomez: nullo. Si è parlato di lite furibonda a Bergamo, lo stesso è avvenuto qui a Roma, all'Olimpico, dopo la disfatta in Coppa Italia contro lo Spezia.
Una rissa che dura da mesi, da quando Edin, dopo l'eliminazione dall'Europa League, ad agosto, contro il Siviglia, parlò di «gara preparata male», una chiara accusa al tecnico. Che per tutta l'estate ha sperato di poterlo cedere (con l'allenatore stesso che ha rischiato di saltare, va ricordato pure questo): Juve, poi Inter, poi di nuovo Juve e infine è rimasto alla Roma. Durante la sfida di Coppa Italia contro lo Spezia, al momento della sesta sostituzione, Dzeko si è lasciato andare a un'altra plateale critica (eufemismo), anche se il labiale mostrato dalla tv non era chiarissimo, oscillava tra «in mano a chi siamo» e «ma chi siamo». La discussione poi ha avuto il culmine nello spogliatoio, tra insulti, parole grosse, c'è chi racconta di qualche spintone qua e là con un componente dello staff. Liti come queste in una squadra se ne vedono. Coinvolto - tra gli altri - anche Mancini, che era stato espulso ed era uscito nervosissimo.
Quando si superano i limiti, lo strappo è inevitabile. E Fonseca - il giorno dopo - ha comunicato alla squadra che Dzeko non avrebbe fatto parte della sfida di oggi con lo Spezia, per motivi disciplinari. Ieri invece in conferenza stampa ha provato a tappare la falla, parlando di motivi fisici legati ad una «contusione», che ci sono ma sono/erano superabili. A volte i motivi disciplinari si mischiano con quelli fisici. Il portoghese deve rinunciare anche a chi si è mostrato dalla parte di Dzeko, vedi i vari Pedro, Mkhitaryan, ma anche Fazio e Jesus, che hanno cercato di salvare il capitano. Paulo però va avanti per la sua strada e per ora comanda.
(Il Messaggero)