IL TEMPO (E. ZOTTI) - Ieri i tifosi della Roma si sono sentiti meno soli. Dopo il pareggio al 90' di Verde - al secondo gol dell'ex in 5 giorni - per il popolo giallorosso si erano spalancate ancora una volta le porte degli inferi. A richiuderle, dopo un minuto, è stato Lorenzo Pellegrini che da vero capitano (ha ereditato lui la fascia di Dzeko) ha condotto la squadra fuori da un tempesta annunciata.
L'urlo liberatorio, il lancio della maglia e l'esultanza sincera con i compagni sono immagini eloquenti di un ragazzo di 24 anni che si scrolla di dosso il peso di mille responsabilità e regala a tifosi e compagni un pomeriggio meno amaro dopo i dieci giorni più complicati dell'era Fonseca. L'abbraccio con il tecnico a fine partita è la fotografia di due uomini sfiniti ma consapevoli di aver ottenuto una vittoria fondamentale in un momento cruciale per la stagione della Roma.
E pensare che Pellegrini aveva rischiato di non scendere in campo a causa di un problema al flessore accusato dopo la gara di Coppa Italia: alla fine il numero 7 ha stretto i denti, giocando con una vistosa fasciatura sulla coscia che non gli ha impedito di caricarsi sulle spalle la Roma e segnare il gol partita in pieno recupero.
Una rete che consente ai giallorossi di chiudere il girone d'andata al terzo posto e getta acqua sulle polemiche che negli ultimi giorni stavano divampando intorno alla squadra: «Penso che si sia visto che questo gruppo è unito - le parole di Pellegrini - l'abbraccio non è stato tra me e Fonseca, ma anche con tutti i membri della nostra famiglia, composta da giocatori, medici e ragazzi infortunati. Noi siamo questo, ciò che si dice fuori non ci interessa. In una settimana ricca di difficoltà è stato bello vincere e abbracciarci tutti insieme».