Era partita a fari spenti. Mercato ai minimi storici, un parametro zero più un paio di prestiti. Un allenatore in bilico ancora prima di cominciare il campionato. Nel guado del passaggio societario, praticamente nessuna ambizione. Alla fine del girone d’andata la Roma si ritrova terza in classifica, se la gioca alla pari con tutte, sogna la Champions e (non esageriamo) persino lo scudetto. Un miracolo? Forse. Oppure è solo la dimostrazione che persino nella Capitale si può fare calcio, purché non ci siano troppe pressioni. E nemmeno i tifosi.
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A ben vedere, con la squadra che è praticamente la stessa che era arrivata quinta l’anno scorso e iniziava il campionato chiedendosi dopo quante giornate avrebbe cambiato allenatore, l’unica vera variabile rispetto al passato è un’altra: l’assenza di pressione e di pubblico, che a Roma spesso vanno di pari passo.
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Certo, i tifosi possono far danni comunque, sui social (vedi gli assurdi insulti alla bandiera Pellegrini per colpa di un gol mancato) ma da lontano sono meno nocivi [...].
(ilfattoquotidiano.it)