IL FATTO QUOTDIANO (L. VENDEMIALE) - I patron, a cui i soldi già non bastavano mai, figuriamoci ora con la crisi del Covid, si chiedono chi pagherà un miliardo a stagione per mandare avanti il carrozzone. I tifosi solo dove potranno vedere le partite del prossimo campionato: se non cambierà nulla con Sky, spunteranno vecchie e nuove offerte tra Mediaset, Dam, Tim e la tanto attesa Amazon, o magari ci sarà la rivoluzione del canale della Lega, che tutti continuano ad evocare e nessuno sa bene cosa vuol dire. Insomma, se gli toccherà disdire e rifare abbonamenti (possibilmente uno solo), o arriverà l'ennesimo salasso.
Siamo già arrivati a quel momento, che ritorna periodicamente ogni tre anni, in cui la Serie A si interroga sgomenta sul suo futuro. I diritti tv devono essere riassegnati per il 2021-2024 e nessuno ha idea di chi se li aggiudicherà. C'è stato il duopolio Sky-Mediaset, poi è arrivata la poco premiata coppia Sky-Dazn, che ha scontentato tutti, tifosi (costretti al doppio abbonamento) e aziende (non ci hanno guadagnato quanto speravano). Comunque sia andata, non potrebbe più funzionare: una sentenza del Consiglio di Stato ha stangato Sky per posizione dominante, vietando nuove esclusive online. Significa che se la pay-tv dovesse comprare di nuovo le sue 7 partite su 10 a giornata, le stesse dovrebbero essere visibili altrove su interne, magari a un prezzo minore. E questo ammazza il valore del prodotto: che esclusiva è se non è più esclusiva?
Il calcio è disperato, continua a cercare nuovi soldi per il suo vecchio campionato. E anche il motivo per cui la Lega è pronta, ormai manca solo la firma, a vendersi l'anima ai fondi d'investimento stranieri: il 10% della Serie A verrà ceduto a Cvc, per circa, un miliardo e mezzo. Ma poi c'è sempre la partita dei diritti tv e qui il principale finanziatore, Sky, che già era alle prese con una fase di transizione e tagli ovunque, non può svenarsi neanche se volesse.
I presidenti pretendono di incassare sempre di più, vogliono minimo un miliardo l'anno, ma il mercato non è una linea retta che aumenta all'infinito. Era asfittico da tempo, il Covid è stata la mazzata finale. Basta guardare in Francia: gli spagnoli di MediaPro (già sentiti in Italia) hanno costruito il canale, hanno smesso di pagare e se ne sono andati, lasciando i club in mezzo a una strada. Sono tempi duri, lo sta già sperimentando il bando rivolto all'estero, dove la Serie A contava di fare un balzo e invece sarà fortunata se chiuderà in pari.
In casa, è peggio. Il presidente Dal Pino e l'ad De Siervo (appena rieletti in un'assemblea che ha riservato le solite imboscate ai suoi dirigenti) stanno facendo i salti mortali. Il bando domestico prevede due offerte. Una per piattaforma: tutti prendono tutto, ognuno sul suo mezzo di distribuzione (satellite, digitale terrestre o interne). Un'altra per prodotto, con la solita divisione 7 partite da una parte, 3 dall'altra (fra cui il prezioso anticipo del sabato). Entrambe hanno buone ragioni per fallire. L'alternativa è il famoso "canale della Lega": la Serie A che diventa editore di se stessa, produce le partite e le rivende a tanti operatori per fare più soldi. Affascinante ma anche rischioso e i presidenti del pallone non sono proprio dei cuor di leone. Vogliono solo contanti e garanzie. Sarebbe più facile da realizzare con un partner, che ci mette competenze (e un po' di soldi). Ma l'unico credibile sarebbe proprio Sky e qui si ritorna al problema dei rapporti complicati (c'è ancora una causa in corso per oltre 100 milioni non pagati durante il lockdown, se non li copre la pay-tv è esclusa dal bando), senza dimenticare l'Antitrust.
La settimana prossima si apriranno le prime buste e rischiano di essere mezze vuote. Sky ripete di voler rimanere la casa (anzi, il "club" come lo chiamano loro) della Serie A, ma non è disposta a fare follie e ha bisogno di qualcuno che gli risolva il problema di internet, che sia la Lega o un competitor. In Champions, ad esempio, dovrebbe farlo la vecchia/nuova Mediaset, pronta a rilanciarsi sull'online: avrà le partite di coppa che Sky non può trasmettere in streaming e forse lancerà una nuova piattaforma digitale. Le farebbe comodo il campionato, ma a prezzo d'occasione o magari con un partner. Una parola che riporta spesso a Tim, concentrata sulla rete unica, il grande progetto del futuro che riguarderà tutto, anche il pallone.
Tim potrebbe parlarne con Mediaset (che alla rete ha già mostrato interesse e a volte gli interessi si intrecciano), ma di recente pare abbia parlato pure con Dazn di una possibile offerta congiunta sul campionato. Certo, poi chi ha davvero voglia, solidità aziendale, risorse per imbarcarsi nell'avventura del pallone? Amazon di sicuro. Tutti ne parlano, i tifosi la scrutano, i rivali la temono: il colosso di Jeff Bezos sta guardando con attenzione nel bando della Serie A. Il punto è se dentro ci troverà ciò che le interessa: se volesse potrebbe comprarsi tutto il campionato, ma fin qui ha sempre puntato sull'evento specifico per impreziosire Prime, come la partita del mercoledì di Champions. Un'offerta la presenterà comunque. Poi in questa lunga partita comincerà il secondo tempo delle trattative private, forse pure i supplementari: le aziende cercheranno di strappare prezzo e prodotto che vogliono, la Serie A di sopravvivere.