Lionello Manfredonia e la traiettoria sbilenca

30/12/2020 alle 10:55.
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GLIEROIDELCALCIO.COM (Antonio Mattera) - «Vola e balla sul cuore malato illuso sconfitto poi abbandonato/ Senza amore dell’uomo che confonde la luna con il sole/ Senza avere coltelli in mano ma nel suo povero cuore» (“Balla balla ballerino”- Lucio Dalla)

La vita di un calciatore, a volte, assume la sembianza di un tiro con una parabola impossibile da immaginare, una traiettoria imprevedibile, sempre in bilico dal diventare il gol della vita, oppure perdersi sul fondo del campo.

Quella di Lionello Manfredonia, nata col e finita a , è di quelle che si perdono sul fondo, consapevole, però, che solo chi cade si rialza. A Roma contro il , con la sua Lazio, Lionello “nasce” come calciatore in un novembre del 1975. Con il , ora con la Roma nella città felsinea, rischia di perdere la vita come uomo il 30 dicembre 1989. E ha un unico comune denominatore, Bruno Giordano. Con Bruno Lionello condivide quella nidiata di giovani di belle speranze che deve raccogliere l’eredità di Long John Chinaglia andato a godersi i dollari americani con il Cosmos, alla fine di un ciclo magico e tragico della squadra biancoceleste.

Con Bruno Giordano Lionello condividerà una delle pagine più buie dello sport, il calcioscommesse. Sarà sempre Bruno che lo soccorrerà per primo in quel freddo pomeriggio, -5° sottozero, a , dove la traiettoria della vita di Lionello, dopo solo 6 minuti, sembra essere figlia di un tiraccio maldestro, di quelli che raggiungono gli spalti tra i fischi dei tifosi. Solo che stavolta i fischi dei tifosi sono sostituiti dal ronzio elettrico di un defibrillatore (oggetto più unico che raro allora sui campi di calcio), il suono della sirena di una ambulanza che lo porta in ospedale, le grida concitate dei tuoi compagni che hanno capito la gravità della situazione. Quello che manca, per qualche tremendo secondo, è il suono del battito del suo cuore.

Ci vorrà la respirazione bocca a bocca del massaggiatore della Roma Giorgio Rossi, il massaggio cardiaco del medico del Naccarella e soprattutto il defibrillatore per strappare Lionello dal fondo, oscuro, tenebroso, senza ritorno, dove si sta depositando il pallone della sua vita, la traiettoria che non ti aspetti.

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All’uomo Lionello verrà contestato, dai tifosi giallorossi, di essere ex laziale, ex juventino, ex indagato per illecito sportivo. Le contestazioni, violente, a lui e alla società sono all’ordine del giorno. Compaiono striscioni macabri come quello «Manfredonia ti acce-ttiamo» (con un’ascia vicino alla faccia dell’atleta).

Addirittura si forma un gruppo di tifosi chiamato GAM (Gruppo Anti Manfredonia). E sulla sponda laziale non sono da meno.

Il calciatore Manfredonia, però, accetta la sfida con la tenacia che gli ha permesso di rialzarsi ogni volta. Con il lavoro, silenzioso e duro, conquista quella fetta di tifosi che alla fine non lo giudica più per le maglie vestite o gli errori fatti. Diventa protagonista di una Roma che raggiunge un inaspettato terzo posto, tre stagioni che lo vedono costantemente gettare il cuore oltre l’ostacolo per quella maglia che sembra uno scherzo sulle sue spalle.

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