IL TEMPO (F. MAGLIARO) - A Palazzo Chigi è arrivata una lettera spedita dai presidenti di Coni, Giovanni Malagò; Federcalcio, Gabriele Gravina; e Lega Calcio, Paolo Dal Pino: fateci fare Stadi di proprietà. E basta con la melassa delle competenze sovrapposte che bloccano ogni iniziativa. Per delucidazioni chiedere alla As Roma che infatti rilancia sui propri canali social la lettera. Il testo - inviato al premier, Giuseppe Conte, e ai Ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri; dello Sport, Vincenzo Spadafora; e dei Beni culturali, Dario Franceschini - è, dietro la diplomazia, un attacco molto duro alla vischiosa ragnatela della burocrazia.
Non c’è solo Tor di Valle. Il problema riguarda Milan e Inter con il nuovo San Siro, la Fiorentina e la Lazio. Ciascuna a diverso titolo si è già scontrata con la burocrazia. E non aiuta pensare che sia iniziata da pochi giorni in Senato la discussione nelle Commissioni di un decreto sull’impiantistica sportiva che non affronta i problemi reali ma si limita solo a ridurre i tempi delle conferenze di Servizi. Tornando alla lettera, i tre presidenti sportivi denunciano «lo stato obsoleto e carente delle infrastrutture sportive del nostro Paese» che ciò pone dietro «Inghilterra, Germania e Spagna in termini di ricavi medi da gare, spettatori, modernità degli impianti» e a sostegno, viene allegato l’ultimo impietoso rapporto Deloitte sugli stadi. Nella lettera si sottolinea come i «tempi medi per ottenere l’autorizzazione ad erigere un nuovo impianto in Italia variano tra gli 8-10 anni contro i 2-3 dell’Europa».
Il vero nodo è la burocrazia che strangola tutto: «In Italia il DL Semplificazione è intervenuto per agevolare la ristrutturazione degli impianti sportivi, ma permane un iter autorizzativo complesso e con troppi Enti Pubblici coinvolti, che rendono di fatto impossibile avviare i necessari processi di ammodernamento o costruzione di stadi di nuova generazione». Il calcio chiede al Governo di prendere provvedimenti che riducano i passaggi: una sola Conferenza di Servizi, semplificazione della fase istruttoria e, soprattutto «la previsione di termini certi per le interlocuzioni con enti preposti e il rilascio delle autorizzazioni, con eventuale meccanismo di silenzio assenso». Esattamente quello che da due anni sta impantanando Tor di Valle.
Anche per ridurre il numero di autorità varie che mettono bocca sui progetti, il calcio propone di creare «una commissione unica, nell’ambito della Conferenza dei Servizi, in cui siano presenti tutte le istituzioni pubbliche». Inoltre, per evitare quell’accumulo di denunce fatte tanto per fare, si chiedono «disincentivi e sanzioni per denunce penali contro l’iter che siano meramente calunniose e strumentali». L’ultimo passaggio di rilevo è legato al quadro economico: vanno ampliati i modi per garantire la sostenibilità economica dei progetti. Via il divieto di costruire case, proprietà della strarrà alla scadenza della concessione, utilizzo dei parcheggi e diritto a svolgere attività commerciali nelle aree degli impianti.