Tor di Valle, limbo e dubbi

24/11/2020 alle 14:26.
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FERNANDOMAGLIARO.COM - Per l’ennesima volta da quando i 5Stelle sono entrati a Palazzo Senatorio il progetto di  è entrato nel limbo: l’ultimo episodio è legato al caos amministrativo dell’Accordo con la Regione Lazio. E sarà necessario attendere il nuovo sindaco perché ne esca. Forse.

SCALERA - Stefano Scalera, vicecapo di Gabinetto al Ministero delle Finanze con incarichi relativi al settore del Estate in svariate grandi società, sarà il prossimo responsabile del progetto Stadio. Ma non arriverà prima di gennaio. Quindi, certamente prima di gennaio la Roma non si muoverà. E probabilmente neanche dopo: fra il tempo necessario a costituire la squadra, le normali interlocuzioni preliminari con le controparti in Campidoglio e in Regione Lazio, si sarà arrivati a ridosso della data delle elezioni comunali che consegneranno alla città un nuovo Sindaco e una nuova maggioranza.
Inutile perdere tempo con un’Amministrazione incapace già nel pieno del mandato di portare a termine qualcosa di importante, figurarsi quando è al crepuscolo.

SPOSTARSINessuno ha abbandonato ma non è un dogma”: questa, detta informalmente, è la reale posizione della nuova dirigenza della As Roma. Il che significa: è perfettamente in piedi. Ma, visto che tanto è bloccata nel solito scoglio amministrativo, e che la Roma non ha fretta di concludere, intanto mi guardo intorno e controllo se esistono soluzioni alternative.

FLAMINIO, TOR VERGATA E ALTRI - Ho dedicato due post separati a trattare la questione Stadio Flaminio e quella di Tor Vergata. Restano “gli altri”. Che, al momento, in realtà non ci sono. Si potranno materializzare fra un po’ con l’ennesima chiacchiera via agenzie di stampa: Fiumicino, Frascati (ha una trentina di ettari dopo Tor Vergata). Poi magari Guidonia, Cerveteri e chissà chi altro. Se e quando sarà ufficializzata una proposta, si esaminerà. In tutti i casi, il concetto che emerge è: l’altra localizzazione, qualunque essa sia, arriverà solo se Salta. Oppure se, dopo attente e precise analisi, non si dimostrerà un’alternativa più veloce e meno onerosa di .

I DUBBI DEI FRIEDKIN - Premessa: nessuno di noi giornalisti ha parlato con Dan e Ryan Friedkin. Tutte le informazioni che abbiamo in merito ai dubbi dei nuovi proprietari della As Roma su sono frutto di informazioni riportate da terze fonti. Fonti autorevoli e comunque confermate dalla stasi in cui l’azione della Roma sullo Stadio di è arrestata.
Primo dubbio: un miliardo di euro da investire. A parte che il costo non è un miliardo (è un arrotondamento molto Campidoglio) ma 800 milioni e che, con i vari ribassi d’asta, il costo reale sarà ancora inferiore di almeno un altro centinaio di milioni, ma, il nocciolo più che la cifra in sé è: è un miliardo investito? O rischia di essere un miliardo perso? Quindi, come saranno gli stadi post Covid? E, quindi, 52.500 posti serviranno? Come saranno i distanziamenti?
Secondo dubbio: e gli uffici (le sette palazzine) saranno ancora vendibili? Molte grandi società – grazie anche alla lungimiranza dell’azione della Giunta Raggi – se ne sono andate da Roma e di uffici sfitti ora ce ne sono fin troppi. In più il post Covid potrebbe vedere uno stravolgimento totale delle modalità di attività lavorativa.

Questi due dubbi si trasformano, quindi, in: i soldi che si spenderanno saranno investiti o a fondo perduto?

SCENARI POSSIBILI - Il primo: salta . A quel punto si aprono tutte le strade, anche quelle oggi al limite della suggestione. Il secondo: si porta a casa così com’è e subito dopo si inizia un processo di trattativa per ridurre le dimensioni dell’intervento. Questo ipotetico scenario parte dalla possibile riduzione dei posti allo Stadio: non più 52.500 ma un numero inferiore, ad esempio 40mila. Questo significa diminuire di circa il 25% anche la necessità di soddisfare le esigenze di trasporto pubblico e mobilità privata: meno parcheggi, meno cubature, meno soldi da spendere per il trasporto. Quindi meno compensazioni, cioè meno palazzine, magari modificate da uffici in ale commerciali. In ogni modo, quanto meno per logica e buon senso, esiste una sola possibilità di lasciare senza arrivare prima alla fine con il voto: che l’offerta che giunge sul tavolo dei Friedkin sia davvero rapida come tempi ed economicamente conveniente.

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