IL TEMPO (F. BIAFORA) - Al Gruppo Friedkin toccherà rivedere i propri piani sul futuro della Roma. Dopo che non è andata a buon fine l’Opa sul flottante, i nuovi proprietari della società giallorossa si «riservano di valutare se procedere o meno con il delisting», un passaggio del documento che accompagnava l’offerta pubblica d’acquisto. Le strade in mano ai texani sono due e riguardano l’aumento di capitale e in seconda battuta un’eventuale fusione per incorporazione del club in un’altra società non quotata del gruppo facente capo a Dan Friedkin, a condizione che «tale operazione non comporti un esborso complessivo superiore a quello che verrebbe pagato nel contesto del delisting conseguente all’Opa», ovvero 9.834.205,95 euro.
La situazione sarà più chiara dopo l’assemblea degli azionisti che si terrà il 9 dicembre: sarà chiamata ad approvare il bilancio chiuso al 30 giugno con una perdita di 204 milioni e ad approvare l’incremento a 210 milioni dell’ammontare massimo dell’aumento di capitale. I legali dei Friedkin dovranno ora ripresentare - sarà necessario prima l’ok del cda - alla Consob il prospetto informativo sull’aumento di capitale, un documento che era stato ritirato nei primi giorni di agosto da Pallotta per velocizzare i tempi della cessione. Una volta che arriverà l’ok della Commissione guidata da Savona, l’aumento sarà collocato in Borsa e i piccoli azionisti decideranno se sottoscriverlo con un esborso previsto per azione che sarebbe pari a 0,33 euro.