Da James Pallotta a Dan Friedkin: è tutta un'altra storia per la Roma. La differenza tra uno speculatore e un investitore. «Speculatore» non va inteso in senso dispregiativo, tanto che Pallotta si vantava di essere “il re degli hedge fund”, i titoli ad alto rischio. Pallotta ha sempre delegato a figure forti, persino troppo: da Sabatini a Monchi, il d.s. era una star. La scelta dei Friedkin sul responsabile dell’area sportiva, Tiago Pinto, è andata nella direzione opposta. Un «giocatore di squadra», che si è fatto le ossa al Benfica, ma che per i giornalisti portoghesi non ha il peso specifico di Campos. Non stupisce, perciò, che anche sul discorso stadio ci siano profonde differenze. Per Pallotta era questione di vita o di morte, tanto che il suo addio è stato motivato soprattutto da questo. Voleva costruire una cittadella, coinvolgendo investitori. I Friedkin si accontentano di uno stadio. Per la Roma futura anche il Flaminio andrebbe bene, come dimensioni, ma presenta immensi problemi di ordine pubblico. E nessuno conosce i veri costi di uno spostamento a Tor Vergata.
(corsera)