5 milioni chiesti dall’ex d.s. Petrachi (prima udienza il 4 novembre), 7 ancora reclamati da Batistuta per antiche pendenze, 4 milioni di procura dati a Mino Raiola o la transazione da circa 1,3 milioni dell’ex vice presidente Mauro Baldissoni: sono queste alcune delle sei relazioni economico-finanziarie rese pubbliche ieri dalla Roma. Ma tutti questi dati, alla fine, sono stati cannibalizzati dal nuovo contenzioso che ieri si è aperto tra il Comune e la Regione sul fronte nuovo stadio della Roma, la cui approvazione difficilmente arriverà prima del prossimo anno. Il botta e risposta è stato innescato dalla sindaca Raggi, che ieri, alla presentazione del progetto Flaminio, ha detto: “Gli atti con Città Metropolitana sono pronti e li firmerò a breve. Attendiamo la firma da parte della Regione”. Un rimbalzo di responsabilità con la Regione che non è stato gradito, tanto che è arrivata una risposta tagliente: “In merito alle affermazioni del sindaco Raggi sulla variante urbanistica relativa al progetto dello stadio della Roma, si precisa che la Regione Lazio, come da corrispondenza fra gli Uffici di Roma Capitale e le strutture regionali competenti datata 5 agosto 2020, ha sottolineato come non sussistessero ancora le condizioni per arrivare ad un accordo“. Nel pomeriggio è il Comune a ribattere. “La Regione confonde lo schema di accordo di collaborazione con l’approvazione della Convenzione Urbanistica”. Insomma, con le elezioni che si avvicinano, la polemica è bollente. Intanto i Friedkin, alle prese con la scelta del d.s. (Emenalo in pole), restano contatto con l’architetto dello stadio Dan Meis, anche per ripensare certi aspetti. L’impressione è che la Roma, in tempi di Covid, forse abbia un po’ alzato il piede dall’acceleratore.
(gasport)