Accanto al nome di Bonaventura, nella lista ufficiale dei 35 convocati, la casella della squadra è vuota: per il momento non ce l'ha, il Milan lo ha appena scaricato. El Shaarawy gioca nello Shanghai. [..] Kean, nell'Everton, la scorsa stagione è stato titolare soltanto 6 volte e adesso attende notizie di mercato. Florenzi è tornato alla Roma, dopo la parentesi valenciana, ma ha un destino ancora sospeso. [..] Meret, nel Napoli, oscilla tra la porta e la panchina, nel ballottaggio con Ospina. Biraghi, nell'Inter, non giocava sempre dall'inizio e adesso è tornato alla Fiorentina che lo aveva prestato al nerazzurri. E Zaniolo, il più rilevante esempio di giovane campione scovato e valorizzato dalla Nazionale, prima di essere convocato da Mancini non aveva ancora nemmeno un minuto, in Serie A e nella Roma. Tra gli innegabili successi del ct non c'è solo la catena delle 11 vittorie consecutive, né il varo di un nuovo modello di gioco d'attacco, che vieta ormai anche al più incallito cultore degli stereotipi di accostare la parola catenaccio a un'Italia così votata alla religione offensivista. La riforma tattica ha cancellato la malinconia per il mancato approdo al Mondiale - evento fortunatamente raro, essendosi verificato a sessant'anni di distanza dall'unico precedente - ma l'effetto meno sbandierato è l'orgoglioso senso di appartenenza degli azzurri di Mancini a questa Nazionale. Che è ormai appunto una squadra davvero a parte: per stile di gioco, ma anche per giocatori. Il certificato di autenticazione l'ha firmato ieri il capitano Chiellini: «La cosa più bella che ho notato da fuori, nel mio anno da infortunato e poi da giocatore in fase di recupero che non sapeva se sarebbe mai tomato a Coverciano, è stata l'intercambiabilità. Cambiavano gli uomini, negli stessi ruoli, ma il marchio di gioco mai. Non lo dobbiamo abbandonare. Anzi, un anno di tempo in più aiuterà i giovani a crescere ancora. Possiamo fare un grande Europeo». È un'ambizione legittimata dai risultati sul campo, che però passa anche attraverso il suddetto senso di appartenenza. Prima di essere giocatori del proprio club e a volte anche nonostante il proprio club - come nel caso di Bonaventura che una squadra ora non ce l'ha - si è giocatori della Nazionale. [..]
(La Repubblica - E. Currò)