I ragazzi dai 16 ai 24 anni non tifano più, oppure lo fanno in modo diverso. Oggi i giovani preferiscono guardare gli highlights sullo smatphone alla ricerca del meglio. L'Associazione dei club europei, l'Eca, ha commissionato un'indagine a tappeto ("Fan of the future") per capire cosa ci sia oltre il muro delle tribune svuotate dal Covid. Decine di migliaia di intervistati in sette nazioni del mondo (ma non l'Italia) hanno dichiarato «di avere di meglio da fare» (29%), il 40% dice «di non avere alcun interesse per il calcio». Il 37% di chi conserva comunque una più o meno pallida passione calcistica segue più di un club.
Le generazioni social sono rapide, agili, la loro attenzione è ondivaga e va sempre stimolata. Ma oltre il disamore c'è di più. Soltanto un intervistato su cinque ritiene che il calcio faccia abbastanza a livello sociale. Tra le voci raccolte, molte delle quali femminili, il calcio viene giudicato ancora troppo maschilista e machista, bianco, eterosessuale e quasi per nulla inclusivo.
Inoltre, alla domanda «perché segui il calcio?», solo il 49 % degli intervistati risponde «per tifare». Non più tifosi ma follower, gente che segue qualcuno o qualcosa e può smettere di farlo. E' il calcio al tempo della second screen experience, ovvero il secondo schermo sempre aperto sugli smartphone o sui tablet: mentre si guarda una partita, si posta sui social o si sbirciano più cose insieme.
(La Repubblica)