I ragazzi della Curva Sud

29/08/2020 alle 20:32.
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Dov’è la Roma là siamo noi”.Un vero e proprio epitaffio scolpito nel cuore di una generazione e tramandato ai posteri. (...) Tra chi fa “letteratura del tifo” in tanti hanno avuto la pretesa – spesso sconclusionata – di descrivere il Commando Ultrà . Parecchi hanno evidenziato alcuni frammenti della sua vita. (...) Antonio Bongi risponde con un istrionico sorriso quando viene interpellato in merito. Lui, ragazzo di Vigna Clara, non troppo distante dall’Olimpico, che del gruppo è stato tra i fondatori: "Giocavamo contro il Torino al vecchio Comunale – racconta -. Noi ragazzini all’epoca rimanemmo colpiti dal tifo degli Ultras Granata. Un sostegno incessante con tamburi e bandiere per tutti i 90′. Così decidemmo di creare un qualcosa di simile anche a Roma. E nacquero i Boys. (...) L’anno dopo nacquero i Fedayn, provenienti dal Quadraro e posizionati in Sud, dove già esisteva una forma embrionale di tifo anche grazie ad altri gruppi. Sul lato Monte Mario (va ricordato che all’epoca non esistevano ancora gli attuali Distinti, ndr) c’era il celebre Dante, col suo storico “Daje Roma Daje”, a lanciare i cori. L’esperienza dei Boys crebbe e si consolidò. Eravamo soliti fare tutte le trasferte."

(...) Lo striscione Boys venne mandato in soffitta nel 1977, quando tutte le sigle si riunirono per dar vita al CUCS, continua Bongi. «Ricominciò ad essere esposto dalla finale di Coppa dei Campioni persa contro il Liverpool per volere di un giovanissimo Paolo Zappavigna e di altri personaggi che poi ne faranno la storia negli anni a venire». Roma-Sampdoria, 9 gennaio 1977. Nasce il Commando: "Devo dire che avemmo la fortuna di trovare ragazzi in gamba che seppero far coesistere tutte le diverse realtà. Io mi prendo il merito, e anche l’orgoglio, di aver trovato il nome".

(...) Un percorso segnato anche dalla tragica data del 28 ottobre 1979, divenuta tristemente celebre per la morte di Vincenzo Paparelli. «Fu una tragedia voluta da nessuno e mi sono sempre arrabbiato quando sono stati fatti cori di scherno. Ci vennero tolti striscioni e tamburi. Cercammo di parlare col presidente. Va detto che Viola per noi era come un padre (...) Questo anche perché ogni volta che andava a Milano i presidenti delle due squadre meneghine gli rimproveravano di “difendere quella gentaglia” trovando però sempre la sua imperturbabile risposta: “Veramente sono tutti miei figli”».

(...) E oggi cosa rimane del Cucs: "Abbiamo lasciato un patrimonio in giro per il mondo. Basti pensare ai nostri cori che vengono ancora cantati in tanti stadi o al nome del gruppo che campeggia ancora in diverse curve. (...) redo che abbiamo fatto la storia del tifo senza neanche rendercene conto. Oggi resta un grande rispetto. Anche da parte dei giovani e questo è un qualcosa che ci fa capire quanto la nostra storia sia rimasta nell’anima e nel cuore di tutte le generazioni di romanisti e non solo"

(rivistacontrasti.it)

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