Dopo l'emergenza Coronavirus, il calcio italiano, oltre ad essere indebitato, ha bisogno di
idee, nuovi uomini, programmi, studi, ricerche e soldi. Il presidente della FIGC Gravina dovrebbe assumere un ruolo centrale, invece siamo qui a discutere di ripresa sì, ripresa no del campionato, con una vista miope, strabica, dove le prospettive si contraddicono giorno
dopo giorno. La ripartenza non può essere debole. Il Comitato tecnico scientifico ha già bocciato due volte la Federcalcio in questa sua smania di ripartire. Ieri ha giudicato «largamente lacunosa e imperfetta» la relazione della Federcalcio che fissa le «sue» regole per riprendere gli allenamenti il 18 maggio. Così è difficile uscirne.
(corsera)