IL GIORNALE (F. ORDINE) - I tedeschi sono diventati, in questi giorni ai nostri occhi, l'ombelico del mondo. Li spiamo per come affrontano il virus, li leggiamo per quello che scrivono sul nostro conto, spesso sono autentiche coltellate alla schiena, li critichiamo ferocemente per quel che decide la loro Corte suprema mettendo a rischio l'aiuto della Bce alla nostra economia in emorragia finanziaria.
Per una volta, e magari sarà anche l'unica, la Merkel ha fornito all'Italia, il paese delle sue vacanze estive, un assist in materia di calcio. Ha deciso infatti col classico piglio tedesco - ascolto la comunità scientifica ma poi decido io - di riaprire la Bundesliga. L'ha fatto assumendosi, come capo di quel governo, la responsabilità di una decisione che non può certo essere delegata a un ministro, specie se come quello italiano impegnato in un quotidiano duello rusticano con il calcio a causa di un misterioso pregiudizio.
Deve aver capito al volo la lezione proveniente da Berlino anche il premier Giuseppe Conte se è vero come è documentato dall'intervista al Fatto quotidiano che ha sottratto il delicato dossier a Spadafora per riportarlo sotto la competenza collegiale dell'intero consiglio. Certo, l'ha fatto alla maniera dei politici di scuola democristiana, addolcendo il "siluro" con un giudizio positivo sull'operato del ministro che di sicuro ha masticato amaro. A tal punto da tornare alla carica nelle ore successive alla decisione tedesca con una serie di dichiarazioni che invece di fargli recuperare stima e credito, ne hanno ingigantito i limiti e scoperto il limaccioso rapporto con il pallone che gli sta procurando una serie di infortuni nella comunicazione.
Alla ricerca disperata di una sponda, di una voce amica, il nostro ha deciso di eleggere a ruolo di alleati anche gli ultrà che si sono dichiarati ostili rispetto alla ripresa del campionato e non solo per scopi umanitari. Con le prossime partite a porte chiuse, viene clamorosamente meno il loro ruolo di protagonisti del calcio e di collettori del mercato dei biglietti. Speriamo sia l'ultimo "scivolone" del ministro. Perché, diciamolo forte e chiaro: tutto si può tollerare, persino che abbia a cuore la danza invece del calcio, ma che diventi un alleato degli ultrà per difendere la sua cattiva causa proprio no.